Corriere della Sera

Jeffrey Sachs: abbiamo 30 anni per evitare la fine del pianeta

- DALLA NOSTRA INVIATA

«Dobbiamo svegliarci. Avremo altri uragani, siccità, incendi enormi, piogge violente, tsunami e grandi ondate di calore. Sarà sempre peggio. Per due generazion­i. Poi sarà troppo tardi. È terrifican­te». Il professor Jeffrey Sachs, forse il maggiore esperto di economia globale e lotta alla povertà, usa parole chiarissim­e per descrivere il pericolo di morte dell’umanità. Nel vertice mondiale sulla pace, organizzat­o dalla comunità di Sant’Egidio in Westfalia per spingere le religioni a far dialogare il mondo, ha denunciato ipocrisie e indicato colpe. Senza risparmiar­e Angela Merkel. Ma puntando il dito contro Donald Trump.

Professor Sachs, perché?

«Ho solo detto la verità. Abbiamo meno di 30 anni per metterci al sicuro. Altrimenti i nostri figli e nipoti non avranno speranze. L’uragano Irma ci ha dato una lezione. Ha causato distruzion­i e morti. Ma già ne sta arrivando un altro. E altre persone sono in pericolo. Noi stiamo innalzando la temperatur­a del pianeta e il livello del mare. Questa sarà la normalità. Ma dobbiamo chiederci di chi è la responsabi­lità».

Nella sua relazione se l’è presa con Trump. Perché?

«Tre mesi fa, i leader del G20 si sono incontrati per difendere l’impegno del mondo sul clima. Un unico Paese si è tirato indietro: il mio. E questo significa una sola cosa: corruzione. La nostra industria del petrolio ha pagato i politici per mentire. Il mio Stato appartiene all’industria petrolifer­a».

C’è chi difende le ragioni dell’economia.

«A me non interessa se Exxon sparirà. Ma che 7 miliardi e mezzo di persone saranno in pericolo. Il bene comune deve vincere su avidità, bugie e interessi».

Cosa bisogna fare?

«Nei prossimi tre anni bisogna ridurre le emissioni. Ma pochi Paesi, come la Norvegia, hanno veri piani. Qui in Germania si fanno auto bellissime. Devono produrre quelle elettriche, non imbrogliar­e sulle emissioni. E poi serve un’agricoltur­a sostenibil­e».

Perché invoca un Tribunale mondiale della Giustizia per l’Ambiente?

«Dovrebbe chiamare a rispondere i Paesi più ricchi di quello che hanno rubato ai più poveri. Dovrebbero dare delle indennità. Ma non solo sull’ambiente. L’Europa lamenta tanti rifugiati. La Merkel dice, giustament­e: aiutiamoli. Ma scappano dal degrado ambientale e dalle guerre che anche il mio Paese ha scatenato. Noi non siamo obbligati alla guerra. E abbiamo istituzion­i come il Consiglio di sicurezza Onu che devono prevenirla. Dobbiamo ridare loro forza».

Perché fa appello alle religioni?

«Le comunità religiose sono la voce morale. E solo se siamo virtuosi possiamo utilizzare la tecnologia per terminare queste terribili guerre e l’attacco al creato. Respiriamo tutti la stessa aria. E vogliamo tutti il bene dei nostri figli».

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