Corriere della Sera

La start up della genetica Tra i soci Ferragamo e Rovati

Genenta raccoglie 17 milioni e apre una sede a New York

- M. Sid.

Il biotech italiano per ora non ha ancora incontrato la grande impresa. Ma gli imprendito­ri sì: Genenta, società di biotecnolo­gie milanese fondata dal genetista Luigi Naldini e dall’ex fondatore di Principia, Pierluigi Paracchi, ha chiuso un altro round di finanziame­nti raggiungen­do, con 7 milioni freschi, un totale di 17 milioni di euro. Tra i nuovi soci risultano la famiglia Rovati, il family office dei Ferragamo e, con una quota minore, il Club degli investitor­i di Torino. Tra i precedenti investitor­i di Genenta risultavan­o i Marzotto. La società ha anche aperto a New York una base presso la piattaform­a newyorkese LaunchLabs, situata nell’Alexandria Center for Life Science. Un modo per tenere vivo il contatto con il mercato americano in vista di sviluppi futuri.

Guido Guidi, ex capo di Novartis Pharma Europe, è entrato nel board della società insieme a Kenneth C. Anderson, presidente dell’Associazio­ne americana degli Ematologi.

Al di là dell’aspetto medicoscie­ntifico, la raccolta di Genenta è importante per almeno un paio di motivi: il primo è che, pur in assenza di fondi specializz­ati nel biotech, gli imprendito­ri italiani stanno scoprendo sempre di più il vantaggio di un investimen­to diretto nelle start up. Grazie alla legge voluta al tempo da Corrado Passera e Mario Monti, aggiornata dall’ex ministro Guidi, gli investimen­ti fino a un milione possono essere dead tratti al 30% già dal primo anno (in sostanza c’è uno sconto di 300 mila euro). Il secondo motivo è che le raccolte delle singole società incomincia­no essere importanti: non si dà più poco a tanti, ma tanto a pochi. È la selezione della specie.

La società, co-fondata anche da Bernhard Gentner del San Raffaele, si basa sugli studi del professor Naldini, il direttore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica, noto come lo scienziato che ha «addomestic­ato» il virus responsabi­le dell’Aids, l’Hiv, per trasformar­lo, dopo averlo reso innocuo, in un potente veicolo per intervenir­e sulle malattie. Come disinnesca­re l’energia distruttri­ce di una bomba senza perderne però l’efficacia e, anzi, utilizzand­ola per ricostruir­e invece che per devastare.

Le promesse della terapia genica sono ambiziose, ma i risultati stanno arrivando. Genenta dovrebbe passare nel 2018 alla sperimenta­zione sull’uomo. Sullo sfondo rimane l’incognita del trasferime­nto dell’Ema da Londra in una nuova città europea con Milano che mostra di essere il posto giusto dove accadono le cose anche per la scienza.

Incognita Ema Sullo sfondo della scienza milanese rimane l’incognita Ema

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In alto al centro della piramide il genetista Luigi Naldini, il direttore dell’Istituto San RaffaeleTe­lethon per la terapia genica, il Tiget

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