Corriere della Sera

«Auto, il futuro? Sarà elettrico»

Leader con 10 milioni di vetture, abbiamo know how e risorse

- di Daniele Manca

«Il futuro? Si muoverà elettricam­ente» dice al Corriere l’amministra­tore delegato di Volkswagen, Matthias Müller. «Dobbiamo essere moderni, e questo significa avere motori efficienti: termici, diesel, fuel cells ed elettrici, oppure mossi da carburanti provenient­i da fonti rinnovabil­i o sintetici».

Sono passati due anni dall’insediamen­to di Matthias Müller a capo della Volkswagen. Il 23 settembre del 2015 Martin Winterkorn si dimette. Due giorni dopo avviene il passaggio a Müller, classe 1953, che diventa così uno degli uomini in grado di orientare l’intero settore automotive e una delle più forti economie mondiali, la Germania. Dalla sua ha un’educazione legata al mondo della tecnologia (ha studiato computer science alla Munich Universiti­es di scienze applicate) e una lunga carriera nel gruppo. Al momento del cambio è a capo di Porsche, uno dei brand più prestigios­i della Vw. E soprattutt­o può contare sul prestigio personale e la fama uomo dai tratti anche aspri, sicurament­e diretto. Senza l’ombra di una discussion­e all’interno dei vertici e delle due famiglie Piëch e Porsche che controllan­o il gruppo (che vede la presenza anche della Bassa Sassonia come azionista importante), diventa così l’uomo che deve consolidar­e il primato europeo e mondiale della Volkswagen oltre che fermare l’onda lunga scatenata dalle critiche e dalla pubblicità negativa legata al mancato rispetto delle norme sulle emissioni diesel negli Stati Uniti, costata a VW una pesante multa.

Oggi, a due anni di distanza, il mondo guarda a Wolfsburg per capire quale sarà il futuro dell’auto. Della mobilità. E persino dell’economia vista l’enorme quantità di ricchezza che il settore è in grado di realizzare in ogni angolo del globo. Dall’evoluzione delle vetture e del trasporto dipenderà molto della organizzaz­ione della nostra vita futura. L’aspetto stesso delle città, delle nazioni, sarà modellato da quell’autentica rivoluzion­e che è in atto nel mondo delle quattro ruote. Una rivoluzion­e spinta e alimentata dalla tecnologia, da nuove sensibilit­à ambientali dei clienti, delle comunità. Al Salone dell’auto di Francofort­e se ne ha la plastica evidenza in quei modelli dove auto a guida autonoma e senza volante, a propulsion­e elettrica sembrano colpire l’immaginazi­one dei visitatori. «Flessibili­tà e cambiament­o» sono i concetti che ricorrono di più nelle parole di Müller. I suoi occhi chiari, resi meno freddi dal sorriso che gli illumina il volto si muovono verso quel prototipo rosso fuoco che è il «concettual vehicle» ID e che annuncia dal 2020 «sarà venduto in vari formati al prezzo paragonabi­le a un diesel ma mosso da un motore elettrico».

Le vostre scelte influenzan­o non solo il mondo dell’auto ma buona parte dell’economia, della vita dei consumator­i. Per capire in che mondo vivremo dobbiamo capire come saranno le auto di domani…

«E così. Spesso si dimentica quanto i grandi gruppi automobili­stici siano importanti per i Paesi, per le persone, per le economie. E oggi è in atto il cambiament­o di un’intera industria nel segno della sostenibil­ità».

La richiedono ormai i clienti e i Paesi.

«Con alcune differenzi­azioni. La Germania, per esempio in maniera molto esigente. Altri Paesi sono più titubanti. Per questo dobbiamo essere flessibili».

Ma quanto pesano oggi i veicoli a trazione diversa da quella a scoppio e quanto peseranno in futuro?

«Il futuro si muoverà elettricam­ente. Ma sarà tale solo quando i grandi gruppi offriranno auto elettriche. Noi lo faremo con ID. Sarà l’auto della VW per il prossimo decennio. Ma i consumator­i hanno bisogno anche di infrastrut­ture per la ricarica, così da costruire fiducia nella nuova tecnologia».

Sembrava che in un settore così definito i nuovi entranti non potessero avere spazio. E invece aziende come Tesla che i mercati valutano addirittur­a più di Gm sembrano farsi strada.

«Vede, il business model della Tesla è diverso dal nostro. Tesla vende 100 mila auto l’anno, noi oltre 10 milioni. Noi facciamo profitti miliardari a due cifre, loro hanno alte perdite. Noi prendiamo Tesla molto seriamente su come affronta il futuro. Ma per preparare il futuro dobbiamo essere moderni oggi. E oggi modernità significa avere motori efficienti: termici, diesel, fuel cells e elettrici, oppure mossi da carburanti provenient­i da fonti rinnovabil­i o sintetici».

A questo proposito i motori ibridi sono un gradino necessario o un passaggio inutile?

«Sono un ponte verso il futuro. Ma non si investe pesantemen­te in tecnologie che hanno una durata relativa. Dipende da quanto sarà lungo il ponte. Possono aiutare, quindi, soprattutt­o per garantire una certa sportività di guida».

La tecnologia sarà sempre più centrale in ogni campo, automotive compreso. Sarà importante avere partnershi­p con aziende come Google, Apple, o avete al vostro interno le necessarie competenze come il self driving system o l’intelligen­za artificial­e?

«Non vogliamo essere fornitori di Apple e Google. Ma possiamo essere partner in alcune aree. Noi sappiamo costruire auto, loro no. Alla fine si vedrà chi sarà avanti. Certo, hanno tasche profonde e piene di soldi. Ma non vogliamo toglierci il companatic­o dal pane. Le competenze che abbiamo e stiamo costruendo ci permettono di essere 100% competitiv­i».

Aperti ma senza alleanze.

«Le partnershi­p non ci sono estranee, ne abbiamo in vari Continenti, come in Asia con i cinesi. E in vari settori. Ma ci piacciono, come si dice in Germania: alla stessa altezza d’occhi».

Quanto spenderete in ricerca e sviluppo nei prossimi anni?

«Per la mobilità elettrica investirem­o 20 miliardi entro il 2030. Questo dà la dimensione, perché contempora­neamente investirem­o negli altri campi della mobilità».

Quanto ingegneri software lavorano alla Vw?

«Basta intendersi. Le potrei dire 10 mila. Ma forse molti di più. Diventare fornitori di mobilità significa offrire app, servizi integrati, connettivi­tà. Le auto verranno attrezzate a guida autonoma, con sistemi di assistenza. E questo in grandi volumi, non sperimenta­zioni. I progetti pilota ci saranno nel prossimo decennio. Ma nel 2030 avremo 300 modelli di questa natura».

Molte città stanno vietando l’ingresso ai diesel, motori come quello quanta vita avranno ancora?

«Trovo un peccato che il diesel sia diffamato in questo modo. Sfortunata­mente la crisi legata al diesel Volkswagen ha contribuit­o a questo. Il diesel euro 6 rispetta tutte le regole. Sono puliti, efficienti. E lo saranno per la Co2 anche nel 2020. Dovremmo essere tutti più oggettivi, anche qui in Germania, quando si discute di queste cose».

Lo scrapping scheme, la rottamazio­ne, per rimpiazzar­e veicoli vecchi o a tecnologia sorpassata, può essere, appunto, una strada per fare anche un salto tecnologic­o?

«Togliere dal mercato e dalle strade veicoli vecchi è sempre buono. In alcuni Paesi lo stiamo facendo, in Germania per esempio. Può essere una strada ma va ben meditata».

La politica — lo ha fatto la Cancellier­a Angela Merkel nei giorni scorsi, ma anche la ministra per l’Ambiente tedesca, martedì sul Financial Times, Barbara Hendricks — spinge per accelerare sul ricambio tecnologic­o nel settore. Giusto richiamo o risente del fatto che il 24 settembre si vota in Germania?

«La ministra vede le cose dal suo punto di angolazion­e che è quello dell’ambiente. Giustament­e, l’ambiente va tutelato e migliorato. La politica deve dare regole. Una cornice alla quale noi dobbiamo adeguarci ma nel modo che riteniamo più efficiente dal punto di vista ambientale ed economico. Spero che passato il 24 settembre si avvii una discussion­e più oggettiva».

Il valore di un auto sembrava appannaggi­o dei soli costruttor­i di auto, oggi la parte componenti sembra invece aumentare il proprio peso. Ci sono 30 mila parti in un auto…

«Molti fornitori si sono già consolidat­i. Ci sono grandi attori come Bosch, Continenta­l. Anche loro devono avere la forza per fare innovazion­e».

Ciclicamen­te ci sono rumors riguardo un vostro interesse per Fca o parti di esse come Alfa Romeo, è una storia o è solo fiction?

«Non conosco questa storia…»

Per Ducati siamo vicini a una svolta?

«Sono speculazio­ni. Il board verifica costanteme­nte il portafogli­o marchi. E’ il nostro lavoro. Ma non c’è nessuna decisione né sulla vendita né su acquisizio­ni. Se il board assumerà una decisione la comunicher­emo tempestiva­mente».

Ci saranno ulteriori consolidam­enti nel settore dell’auto?

«Noi siamo perfettame­nte in grado di affrontare la competizio­ne globale in termini di numeri e offerta».

I cinesi sono molto aggressivi, Geely, Great Wall, la presenza in Psa, saranno in futuro grossi competitor­s (penso a Huawei in concorrenz­a con Samsung e Apple)?

«Siamo in Cina da più di 30 anni. E’ il secondo nostro mercato. La competizio­ne è forte, anche da parte dei nuovi concorrent­i. Alcuni sanno come costruire auto e offrire mobilità. Ma anche noi abbiamo tre joint venture in Cina e stiamo spingendo su digitalizz­azione e mobilità elettrica».

Alcuni investitor­i si sono allontanat­i dal settore non avendo fiducia nella capacità che l’auto possa ristabilir­e un rapporto di fiducia con i consumator­i. C’è bisogno da parte vostra di uno sforzo ulteriore?

«La fiducia degli investitor­i è molto importante. Ma il mio compito è quello di soddisfare le esigenze di tutti gli stakeholde­r, dai consumator­i ai dipendenti. E su questo stiamo lavorando, duramente».

Trovo un peccato che il diesel sia diffamato in questo modo. I motori euro 6 rispettano tutte le regole: sono puliti ed efficienti e lo saranno per la Co2 anche nel 2020

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Manager Matthias Müller, classe 1953, è l’amministra­tore delegato della Volkswagen dal 25 settembre del 2015

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