Consob: Vivendi controlla Tim
Il verdetto in seguito all’esito delle assemblee. Il 19,9% di Mediaset in un trust: sì dell’AgCom
È arrivato il verdetto della Consob su Vivendi-Tim. La Commissione di vigilanza sulla Borsa ha stabilito che il gruppo francese ha il controllo «di fatto» di Tim. Motivo per cui, secondo il codice civile, avrebbe l’obbligo di consolidare in bilancio i conti della controllata: sulla base dei risultati 2016, significa 4 miliardi di ricavi in più, 400 milioni di utili ma anche, e soprattutto, quasi 7 miliardi di debiti da aggiungere. Vivendi tuttavia è un gruppo francese e dunque Giuseppe Vegas deve rimettere ai colleghi dell’Amf di Parigi la valutazione su come procedere. Le carte sono state già inviate.
L’accertamento del controllo di fatto ha riguardato l’esito delle assemblee di Telecom, e in particolare quella del maggio scorso in cui è stato nominato il nuovo board. «Questa Commissione — ha spiegato ieri sera Consob in una nota — è pervenuta alla conclusione che — a seguito dell’assemblea dei soci del 4 maggio 2017 con la quale Vivendi ha nominato la maggioranza dei consiglieri di amministrazione di Tim — la medesima Vivendi esercita il controllo su Tim ai sensi degli articoli 2359, comma 1, n. 2, del codice civile e 93 del Tuf, nonché ai sensi del Regolamento Consob Opc». L’accertamento non comporta un’obbligo di Opa su Tim perché, pur avendo il controllo, il gruppo francese non ha superato la soglia del 25% del capitale (ha il 23,9%) oltre la quale scatta l’obbligo di offerta totalitaria.
Il ricorso è scontato. Tim lo ha già annunciato in una nota, commentando che la decisione Consob «si discosta in maniera rilevante dalla consolidata interpretazione in materia di controllo societario». Per Vincent Bolloré è comunque un bel problema. Non tanto per il consolidamento. La decisione della Consob rischia infatti di piombare come un macigno sul tavolo del comitato di Palazzo Chigi, che sta valutando se sanzionare Vivendi per l’omessa notifica del cambio di controllo per Tim, e in subordine se esercitare i poteri della «golden power». I legali a cui si è rivolto il gruppo telefonico, Sabino Cassese e Andrea Zoppini, hanno obiettato che non c’è alcun cambio di controllo e dunque non c’era obbligo di notifica. Ieri però la Consob ha detto che non è così. Ed è probabile che Palazzo Chigi non si limiterà a prenderne atto. La decisione è attesa per fine mese e potrebbe portare a una sanzione da almeno 350 milioni.
Ieri è arrivata anche la presa d’atto dell’AgCom, questa volta in senso positivo, degli impegni che Vivendi ha assunto per «congelare» la quota in Mediaset e rientrare nei limiti della legge Gasparri. Il consiglio della Commissione guidata da Angelo Cardani ha preso atto dello schema, che prevede il conferimento del 20% del capitale, sul 29,9% detenuto dai francesi, a un trust. L’AgCom «vigilerà sulla concreta attuazione dell’impegno a rimuovere la posizione vietata», per la quale Vivendi ha tempo fino al 18 aprile del 2018.