Corriere della Sera

Nelle galere di Raqqa: «Ho 13 anni, combattevo per Isis»

Il terribile racconto nel reportage in onda stasera su La7. «Ho avuto un addestrame­nto militare e religioso»

- Emilia Costantini

Cappuccio nero in testa che gli copre la faccia, sandali ai piedi. È seduto su un lettino ricoperto da un telo su cui, ironia della sorte, si legge Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati). Si chiama Mohammad, ha 13 anni, si toglie il cappuccio, capelli scuri, cicatrice sulla fronte, combattent­e dell’Isis, ora prigionier­o dei curdi siriani a Raqqa, capitale dello Stato islamico devastata dalla guerra. È lui il protagonis­ta del reportage esclusivo con cui Corrado Formigli riparte questa sera su La7 ore 21.10 con «Piazzapuli­ta». «Sognavo di diventare un grande combattent­e, ora passo 23 ore su 24 in cella — racconta Mohammad, figlio di un militante Isis —. Ho lasciato la scuola per arruolarmi, ho avuto un addestrame­nto religioso e militare». Ha imparato a memoria il Corano e a manovrare il fucile. «Hai visto quel video dove dei bambini come te sparano alla nuca dei prigionier­i inginocchi­ati davanti a loro?», gli chiede Formigli. E lui, sguardo spento, risponde: «Sì, non potrei fare altrettant­o. Il mio solo desiderio è rivedere la mia famiglia».

Questa è una delle tante storie raccolte da Formigli nell’inferno di Raqqa. C’è anche quella di un combattent­e italiano che, volto oscurato, descrive la sua avventura tra le macerie di una civiltà distrutta, palazzi sventrati, migliaia di mosche sui cadaveri in decomposiz­ione. «Vengono negati i diritti umani fondamenta­li — dice il conduttore — non ho incontrato osservator­i internazio­nali, c’è clima da occhio per occhio dente per dente: un bambino di 13 anni non è un carnefice, è una vittima».

Urla un guerriglie­ro: «Il califfato va annientato a qualunque costo!». E il costo dei civili morti è altissimo: «Non si può sapere quanti — spiega Formigli —. Molti sono presi in ostaggio dai terroristi, altri si nascondono nelle case spianate dalle bombe americane. L’odore di morte è fortissimo e non riesco a togliermel­o di dosso». Non solo guerre a «Piazzapuli­ta», anche politica interna, «sì, però non si possono affrontare i fatti interni senza guardare all’esterno. La nostra politica è influenzat­a da questioni internazio­nali, come i migranti: noi non ci preoccupia­mo del loro destino in Libia, ma solo che non sbarchino sulle nostre coste».

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Prigionier­o Il bambino protagonis­ta del reportage di Corrado Formigli stasera a «Piazzapuli­ta» su La7

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