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e devi sopravvivere a un grande amore, il modo migliore di farlo è diventare l’eroe di tutti» diceva non senza ironia Edith «Edie» Windsor. Martedì è morta a 88 anni a New York, celebrata in tutti gli Stati Uniti da eroina dei diritti civili quale era: la sua causa davanti alla Corte Suprema aveva portato nel 2013 al primo grande passo verso la legalizzazione dei matrimoni gay. E cioè all’obbligo di riconoscerne la validità a livello federale con l’annullamento del Doma, la legge che limitava le nozze alle coppie etero. Quello definitivo sarebbe arrivato due anni dopo, con la sentenza che ha costretto ogni singolo Stato della Federazione a renderle legali. Ottenuta anche grazie al precedente della sua vittoria.
«Il lungo viaggio dell’America verso l’uguaglianza è stato guidato da innumerevoli atti di perseveranza e dalla volontà ostinata di una serie di eroi pacati — ha detto ieri di lei l’ex presidente Barack Obama —. Pochi erano così piccoli di statura I benefici riservati alle coppie etero sposate, dai quali erano escluse quelle gay prima della causa vinta da Edie Windsor nel 2013
Nel 2013 La sua causa alla Corte Suprema fu il primo grande passo per legalizzare le nozze gay