Corriere della Sera

«Ore 15, visita guidata dentro la zona rossa» Polemica a Camerino

Cittadini contro sindaco. Lui: così i turisti sapranno

- Mario Sensini

«Ma come? Io per andare a chiudere le persiane in casa devo fare un piano di messa in sicurezza...». Elisabetta legge incredula il programma della decima edizione della Festa del PleinAir il 30 settembre a Camerino. Alle ore 15, per «max 40 partecipan­ti», il Comune stesso organizza una «visita guidata in zona rossa». Campeggiat­ori e camperisti in gita nella città fantasma, in un centro storico che sta su come una scenografi­a teatrale, con le facciate dei palazzi a posto e dietro niente, abbandonat­o dopo la scossa del 30 ottobre 2016.

«Mi pare una mancanza di rispetto per i residenti» dice Elisabetta. A Camerino, fino a pochi mesi fa, su 6.974 residenti e 2 mila studenti, quindi 9 mila abitanti, gli sfollati erano 7.702. Oggi ci sono sette campi in allestimen­to (su nove previsti) per sistemare 257 casette, e ospitare sei-settecento persone, ma i lavori sono in ritardo, con la consegna delle Sae (soluzioni abitative in emergenza) tra novembre e gennaio. E c’è il dubbio che bastino (si era parlato prima di 800 e poi di 460 casette), vista l’enorme lentezza con cui procede la ricostruzi­one privata.

Nella città dei duchi di Varano c’è la zona rossa più estesa del cratere sismico. Abbraccia tutto il centro storico appoggiato sulla sommità della collina, per quasi un chilometro e duecento metri di lunghezza in linea d’aria, da San Venanzio alla Rocca dei Borgia. E qui sono molto pochi i palazzi che all’interno, al di là di quel che appare dalle strade, comunque chiuse, non abbiano subito danni ingenti. «Sai che effetto mi fa? L’esibizione di un mostro in gabbia. Triste e terribile» conclude Elisabetta.

Nel cratere ci sono sindaci che ai turisti vietano i selfie davanti alle case distrutte, come Sergio Pirozzi ad Amatrice, e altri che ce li portano in visita, come Gianluca Pasqui a Camerino. «È giusto consentire a chi continua a venire qui da turista, e questa è la decima edizione della Fiera, di rendersi conto coi propri occhi della devastazio­ne del sisma. Siamo convinti che fuori dal cratere non sempre ci sia una percezione corretta di quanto accaduto. È un’occasione per mostrare le ferite ancora aperte della nostra terra e far capire quanto ci sia ancora da fare e Campi Le aree (in totale ne sono previste 9) su cui verranno sistemate 257 casette che ospiterann­o circa 700 persone da lavorare per ripartire» spiega Pasqui. Sono due modi diversi di vedere le cose, anche se quasi tutti i cittadini dei paesi distrutti dal sisma, di Camerino come di Amatrice, Visso, Arquata, temono lo sdoganamen­to del turismo del dolore, che sarebbe inaccettab­ile perché basta e avanza il loro davanti a un futuro così incerto.

«Io ai partecipan­ti posso vendere per 5 euro una pietra di casa per ricordo» commenta sarcastica Tiziana. «Meglio. Diamone una a testa come souvenir obbligator­io, così risolviamo il problema delle macerie» aggiunge Francesco. «Piuttosto, dovrebbero far fare una passeggiat­a ai Camerti in zona rossa una volta a settimana, così per godere ogni tanto della nostra città. Anche “max 40” alla volta» dice Stefania, che sollecita la riapertura delle piazze dove ritrovarsi. Le scuole e l’università funzionano, ma di «socialment­e agibile» a Camerino, oggi, ci sono l’Orto Botanico, la Rocca Borgesca e le mura, posti infrequent­abili in inverno. Il nuovo centro commercial­e sarà elegante, non una sfilza di container, ma ancora è un campo di fieno. Anche lo «struscio» è compromess­o, e molti si stupiscono che si pensi ad attrarre nuova gente. «I turisti ora li lascerei perdere. Che gli fai fare? Gli insegni a montare le autoclavi? All’aperitivo di benvenuto li accogliere­mo col nostro nuovo cocktail, si chiama Epicentro» dice Riccardo. «Non c’è bisogno di shakerare. Basta aspettare la scossa», fulmina il solito Francesco. Di Camerino, per ora, quanto meno resta intatto lo spirito. Deserta La zona rossa di Camerino, in provincia di Macerata. Il centro storico è abbandonat­o dal 30 ottobre dell’anno scorso

L’ironia degli abitanti «Allora diamogli anche l’aperitivo: si chiama Epicentro, lo shakera la prossima scossa»

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