Un Centro sul Caravaggio contro la «febbre da attribuzioni»
Il progetto della Galleria Borghese in collaborazione con Fendi: banca dati e mostre nel mondo
«Spero che un simile strumento scientifico di conoscenza e ricerca possa far abbassare la febbre di attribuzioni a Caravaggio, fenomeno dilagante da anni con casi esilaranti. Ora si potrà analizzare una tela mettendo a disposizione fonti, documenti storici ma anche notizie sulla sua tecnica pittorica e sui materiali che usava». Anna Coliva dirige la Galleria Borghese di Roma dal 2005, ma raramente, come durante la presentazione del progetto di ricerca scientifica «Caravaggio Research Institute» in collaborazione con Fendi, è apparsa così soddisfatta di un risultato e pronta a difenderlo da possibili contestazioni.
Nasce dunque il Caravaggio Research Institute nella Galleria Borghese, frutto di una partnership triennale con Fendi che sosterrà (un milione e 300 mila euro) sia il progetto caravaggesco che il programma delle mostre: la prima, attesissima, il 31 ottobre prossimo, interamente dedicata a Bernini per il ventesimo anniversario di riapertura della Galleria, con 200 pezzi prestati anche da Louvre, National Gallery, Getty Museum e Lacma di Los Angeles, Thyssen Bornemisza di Madrid. Ma la novità principale è il centro di ricerca, assicura Anna Coliva: «Nasce la più completa banca dati al mondo su Caravaggio con la creazione di una piattaforma digitale. Sarà la risorsa principale, a livello internazionale, per gli studi umanistici e scientifici sull’artista, con la biografia aggiornata e completa, i documenti romani, i dati storiografici, filologici, iconografici, archivistici e un corredo diagnostico digitale. Abbiamo già accordi con università straniere e italiane, inclusa la Normale di Pisa».
L’accordo con Fendi prevede non solo la grande mostra su Bernini ma anche il prestito della Galleria al Getty Museum di Los Angeles dal 21 novembre di tre capolavori assoluti di Caravaggio: San Girolamo, Giovane con canestro di frutta e David con la testa di Golia.
Il presidente e amministratore delegato di Fendi, Pietro Beccari (che smentisce seccamente possibili passaggi ad altri marchi) ricorda il legame della maison con Roma: «Per noi è un valore fondante sostenere l’arte italiana nel mondo, in sei anni l’impegno di Fendi per la Capitale è stato di dieci milioni». Soddisfatto il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, sul nuovo rapporto pubblico-privato: «Sono stati raccolti in tre anni più di 170 milioni e sono già 3.500 i donatori, grandi imprese e piccole donazioni».