Corriere della Sera

QUELLA VIOLENZA A FIRENZE E IL NUOVO VOLTO DELLE CITTÀ

Con Airbnb e altre piattaform­e digitali è esploso il fenomeno degli affitti «fai da te» E i centri urbani si trasforman­o in dormitori per turisti

- di Federico Fubini

Due studentess­e americane vengono accompagna­te a casa da due carabinier­i in una notte di fine estate a Firenze. Poche ore dopo, si presentano al pronto soccorso per farsi curare e presentare una denuncia terribilme­nte precisa. Dal punto di vista etico è inaccettab­ile, qualunque sia l’esito delle indagini che adesso faranno il loro corso. Dal punto di vista delle ragazze che partecipan­o alla vita notturna nelle città italiane, da qualunque Paese provengano, è sconcertan­te; da venerdì milioni di genitori hanno una ragione di più per non chiudere occhio quando restano a casa da soli. C’è però poi un’altra prospettiv­a dalla quale guardare a questa vicenda che sta catturando l’attenzione dei media americani. Una visuale che non spiega e ancora meno giustifica l’accaduto, ma ne rivela il contesto. Un reato non avviene mai nel vuoto. Quello di Firenze lascia intraveder­e come stia cambiando l’Italia in questi anni di ripresa economica e anche come non stia cambiando abbastanza in fretta. Perché tutta questa storia, fin dai minimi dettagli emersi l’altra notte, ricorda cosa è in gioco per il Paese.

Le due ragazze americane hanno accettato il passaggio dei carabinier­i per un semplice motivo: non avevano un altro modo per rientrare da sole. Firenze è una di quelle città italiane dove a volte trovare un taxi sembra impossibil­e e quella notte tutto è iniziato così. In un’area metropolit­ana di un milione di abitanti, che in alta stagione ospita quasi centomila turisti al giorno solo negli stretti confini comunali, Firenze ha 780 licenze per auto bianche. In ogni singolo momento ce ne sono in circolazio­ne quattrocen­to al massimo, una ogni tremila persone spesso molto mobili. I tassisti si sono organizzat­i per coprire le ventiquatt­ro ore, ma il governo locale che concede i permessi non usa le normali tecnologie per controllar­e che i turni di notte vengano realmente coperti.

Se ai seimila studenti delle decine di università americane a Firenze tutto questo può suonare simpaticam­ente folklorist­ico, ecco il resto: questa capitale del turismo globale ha cacciato Uber. Letteralme­nte. Forse perché i dirigenti dei due grandi sindacati dei tassisti vengono da Firenze (Claudio Giudici di Uritaxi, Roberto Cassigoli

di Cgil Taxi), qui chi possiede una licenza appare particolar­mente agguerrito. Uber aveva aperto a inizio 2016, ma dopo sei mesi ha gettato la spugna. Gli autisti lo stavano abbandonan­do: venivano continuame­nte denunciati dai tassisti alla polizia municipale, che li fermava in servizio, controllav­a i documenti loro e dei clienti, quasi fossero pericolosi sospetti. Uber a Firenze era sommerso di richieste dei turisti, ma non riusciva a farvi fronte.

Avesse funzionato, alle due americane sarebbe bastato un tocco sullo smartphone per andare a dormire sane e salve. Lo stesso per la finlandese aggredita a Roma pochi giorni dopo. Del resto anche il normale noleggio con conducente non decolla per ragioni, in effetti, molto romane: la delega al governo per dare certezze al settore è arrivata nella legge per la Concorrenz­a, ma in ritardo di tre anni: dunque morirà incompiuta a fine della legislatur­a. Nessuno in queste condizioni osa investire in nuove auto a noleggio.

Poi c’è il contesto più ampio. Il matrimonio fra i flussi turistici e le grandi piattaform­e tecnologic­he sta generando una trasformaz­ione sociale e geografica delle città italiane di cui Firenze è emblematic­a. Provate a digitare «Florence» sul portale «Home to Go» e per fine

settembre vi apparirann­o 13.926 alloggi in offerta in un comune di 375 mila abitanti. Solo su Airbnb, il colosso california­no della rete, appaiono per Firenze 8.500 possibilit­à di locazione breve; di queste la netta maggioranz­a sono interi appartamen­ti. Stefano Picascia, Antonello Romano e Michela Teobaldi dell’Università di Siena stimano che l’anno scorso il 18% degli appartamen­ti del centro di Firenze, il 9% di quelli di Venezia, l’8% del vasto centro di Roma e un quarto del centro di Matera erano affittati tramite Airbnb. Quasi tutti turisti di passaggio, sempre per brevissimi periodi.

Dall’anno scorso questa industria pulviscola­re dell’accoglienz­a è cresciuta a Firenze e in Italia almeno un ulteriore 20%, probabilme­nte molto di più, senza contare le offerte sul web di appartamen­ti per periodi di mesi come quello che ospitava le due americane. Oggi gli albergator­i italiani detestano cordialmen­te Airbnb come i tassisti Uber. Ma non sorprende che tutto questo accada: in Italia il patrimonio delle famiglie vale quasi nove volte il reddito nazionale di un anno — il multiplo più alto dell’Occidente — questa fortuna è investita per due terzi in immobili, mentre il tasso di occupazion­e resta il più basso fra le economie avanzate.

Con un Paese bellissimo, il turismo globale e i giganti del web che rendono tutto facile, si sta formando un ceto di italiani che fa quadrare i bilanci familiari grazie agli affitti tramite Airbnb e simili. Non è un male in sé. Ma cambia il volto dei centri urbani, allontana chi ci è nato, genera problemi di sicurezza. Tutto questo fa emergere la nostra stessa impreparaz­ione di fronte alla metamorfos­i delle città e l’arretratez­za dei costumi di alcuni dei nostri connaziona­li. La disinvoltu­ra con cui i due carabinier­i pensavano di farla franca magari è frutto di un caso infelice, ma fa riflettere.

Fanno riflettere anche certe uscite fuori tempo dei politici. Matteo Salvini della Lega ha provato a insinuare che ci fosse qualcosa di «strano» nella vicenda di Firenze. Il sindaco Dario Nardella ( che poi si è chiarito) se l’è presa con chi vede nella sua città «una Disneyland dello sballo». Purtroppo è più complicato di così. Prima lo capiamo, meglio sapremo dare un ordine a questo caos.

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