Corriere della Sera

«Recupero l’auto in Ungheria. Ma il ladro è libero»

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Abito a Milano e da un anno posseggo un’auto che parcheggio in strada vicino la mia abitazione, a seconda di dove trovo posto. Poco tempo fa ho ricevuto la telefonata di un agente che mi riferiva che la mia macchina era stata fermata al confine tra Ungheria e Serbia. Chiarito che quella era mia e che non conoscevo il conducente, ho sporto denuncia di furto. La settimana scorsa sono andato a recuperare il mezzo in un deposito della polizia ungherese. Con sorpresa, ho appreso che — nonostante il traffico di auto rubate sia risaputo e frequente (tra l’altro, in quel deposito vi erano molte auto straniere anche di alta gamma) — il conducente del mezzo rubato, una volta accampata la scusa che l’auto fosse un mio «regalo», era stato lasciato libero. L’agente ungherese, molto gentile e disponibil­e a dire il vero, ha affermato che non avevano potuto trattenerl­o: non sapevano se lui effettivam­ente avesse rubato l’auto! Al mio ritorno in Italia, fermato da una pattuglia in autostrada per un controllo, un agente mi ha confidato che anche se fosse stato arrestato per ricettazio­ne, il ladro si sarebbe fatto al massimo una notte in commissari­ato. Come cittadino mi sento quantomeno un po’ rattristat­o e deluso. A parte il carattere internazio­nale della vicenda, forse un miglior sistema penale e giudiziari­o potrebbe almeno produrre, se non il cambiament­o di vita di tali individui, un deterrente di tali attività. Andrea Valle Ogni giovedì un caso di malasanità, o di disservizi­o pubblico; ma anche un ristorante dove si è mangiato male, un ufficio dove si è stati trattati peggio

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