Pensioni, l’ipotesi Ape social permanente
Poletti: faremo una verifica e decideremo. L’Ocse avverte: tagliare i contributi previdenziali
L’Ape social, cioè la pensione anticipata per le categorie disagiate, potrebbe essere allargata, per esempio favorendo l’accesso alle lavoratrici madri, e potrebbe diventare permanente. Per ora, infatti, l’assegno fino a 1.500 euro a partire dal compimento dei 63 anni e riservato a disoccupati, invalidi, lavoratori con disabili a carico e addetti ad attività gravose, è una misura concessa in forma sperimentale, per quest’anno e il prossimo. Ieri il ministro del Lavoro, che ha nuovamente incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil, ha detto che si farà «un monitoraggio della spesa, cui provvederà una conferenza dei servizi nei prossimi giorni». In quella sede, ha aggiunto Giuliano Poletti, «si farà una prima valutazione tecnica, anche rispetto alla possibilità di dare stabilizzazione allo strumento» di anticipo pensionistico. Al 15 luglio scorso, termine per la prima tornata di domande, l’Inps aveva ricevuto circa 40mila richieste di Ape social, 5 mila in più di quanto previsto dal governo, che ha stanziato 300 milioni per quest’anno, che saliranno a 609 nel 2018.
Dalle pensioni al lavoro. Lo stesso Poletti ha confermato la volontà dell’esecutivo di «intervenire ancora in materia di occupazione con la fiscalizzazione degli oneri contributivi in forma strutturale, per cui ipotizziamo una riduzione del 50% per tre anni». Si tratta della nuova decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato che dovrebbe essere inserita nella manovra per il 2018 e che sarà diversa da quella varata nel 2015 che si esaurisce alla fine di quest’anno: riguarderà non tutte le assunzioni ma solo quelle dei giovani (fino a 29 o 32 anni); lo sconto per le aziende sarà non totale ma pari alla metà dei contributi; l’agevolazione sarà però permanente, nel senso che scatterà sulle assunzioni fatte ogni anno e non solo su quelle del 2018. Queste, almeno, le intenzioni di Poletti. Che però dovranno fare i conti con le disponibilità finanziarie che concederà il ministro dell’Economia. «Il sentiero è stretto», conferma il ministro. Intanto, una parola in favore del taglio dei contributi viene dall’Ocse con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro. L’incontro tra Poletti e i sindacati non è stato risolutivo. Cgil, Cisl e Uil vogliono il blocco dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019 e sono pronti a mobilitarsi. Chiederanno un incontro al premier Paolo Gentiloni.