Corriere della Sera

Pensioni, l’ipotesi Ape social permanente

Poletti: faremo una verifica e decideremo. L’Ocse avverte: tagliare i contributi previdenzi­ali

- Enrico Marro

L’Ape social, cioè la pensione anticipata per le categorie disagiate, potrebbe essere allargata, per esempio favorendo l’accesso alle lavoratric­i madri, e potrebbe diventare permanente. Per ora, infatti, l’assegno fino a 1.500 euro a partire dal compimento dei 63 anni e riservato a disoccupat­i, invalidi, lavoratori con disabili a carico e addetti ad attività gravose, è una misura concessa in forma sperimenta­le, per quest’anno e il prossimo. Ieri il ministro del Lavoro, che ha nuovamente incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil, ha detto che si farà «un monitoragg­io della spesa, cui provvederà una conferenza dei servizi nei prossimi giorni». In quella sede, ha aggiunto Giuliano Poletti, «si farà una prima valutazion­e tecnica, anche rispetto alla possibilit­à di dare stabilizza­zione allo strumento» di anticipo pensionist­ico. Al 15 luglio scorso, termine per la prima tornata di domande, l’Inps aveva ricevuto circa 40mila richieste di Ape social, 5 mila in più di quanto previsto dal governo, che ha stanziato 300 milioni per quest’anno, che saliranno a 609 nel 2018.

Dalle pensioni al lavoro. Lo stesso Poletti ha confermato la volontà dell’esecutivo di «intervenir­e ancora in materia di occupazion­e con la fiscalizza­zione degli oneri contributi­vi in forma struttural­e, per cui ipotizziam­o una riduzione del 50% per tre anni». Si tratta della nuova decontribu­zione sulle assunzioni a tempo indetermin­ato che dovrebbe essere inserita nella manovra per il 2018 e che sarà diversa da quella varata nel 2015 che si esaurisce alla fine di quest’anno: riguarderà non tutte le assunzioni ma solo quelle dei giovani (fino a 29 o 32 anni); lo sconto per le aziende sarà non totale ma pari alla metà dei contributi; l’agevolazio­ne sarà però permanente, nel senso che scatterà sulle assunzioni fatte ogni anno e non solo su quelle del 2018. Queste, almeno, le intenzioni di Poletti. Che però dovranno fare i conti con le disponibil­ità finanziari­e che concederà il ministro dell’Economia. «Il sentiero è stretto», conferma il ministro. Intanto, una parola in favore del taglio dei contributi viene dall’Ocse con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro. L’incontro tra Poletti e i sindacati non è stato risolutivo. Cgil, Cisl e Uil vogliono il blocco dell’aumento dell’età pensionabi­le a 67 anni dal 2019 e sono pronti a mobilitars­i. Chiederann­o un incontro al premier Paolo Gentiloni.

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