Corriere della Sera

Un doppio anniversar­io: il Beaubourg e la cantina toscana

- Di Luciano Ferraro

Il Beaubourg in Francia e una super cantina in Italia. Un filo di idee lungo tre decenni. Due anniversar­i nell’anno dell’ottantesim­o compleanno di Renzo Piano: il designer Italo Rota ha trovato il legame tra questi progetti e lo ha raccontato con 24 foto di grande impatto. Le immagini da domenica prossima saranno esposte nella cantina, Rocca di Frassinell­o, una tenuta nata dall’intesa tra Domaines Barons de Rothschild Lafite (della famiglia dei banchieri vignaioli) e Castellare di Castellina (della famiglia dell’editore vignaiolo Paolo Panerai).

Il Beaubourg ha cambiato il modo di pensare i centri culturali e le città. Ideato con Richard Rogers grazie a un bando internazio­nale aperto anche ai profession­isti sconosciut­i, lanciò Piano sulla scena mondiale. «La più celebre delle sue disubbidie­nze, eco delle navi spaziali ideate da Verne», così è stata definita l’opera inaugurata nel 1977 al Marais di Parigi.

Tre decenni dopo, nel 2007, la capacità di stupire e di rivoluzion­are i canoni si è ripetuta sull’altopiano di Gavorrano, in una tenuta di 500 ettari, di cui 90 coltivati a vigneto per grandi rossi. Come altre famiglie liguri, anche quella di Piano aveva casa nella campagna di Ovada. Il padre, costruttor­e, si dedicava alle vigne.

«Il vino mi ricorda la cantina di mio padre in campagna — scrive Piano nel libro che descrive il progetto in Maremma — dove mia madre mi portava anche se sarei

rimasto più volentieri in cantiere. Piccola, da dieci barrique, si faceva il Dolcetto, la Barbera e anche il bianco Cortese. Il pensiero di costruire una cantina per 2.500 barrique mi fa fatto perdere il controllo e ho ceduto al progetto di Rocca di Frassinell­o che mi aveva tentato per un anno».

È rimasta l’unica cantina firmata da Piano. Un parto iniziato nel 2003. Tutto è cominciato, ricorda Panerai, con un volo in elicottero, quasi di nascosto dal socio Rothschild, per il quale «nella vita si può fare a meno sia degli architetti sia degli avvocati». Quando Piano ha scorto un altopiano nella tenuta, l’elicottero è atterrato, dando così simbolicam­ente inizio al cantiere. I segni distintivi dell’edificio sono una torre rossa che svetta e si vede dall’Aurelia, un «sagrato» che si espande e sembra fluttuare come un tappeto volante (qui avvengono le prime operazioni con l’uva, che poi scorre sottoterra per forza di gravità) e un’enorme barricaia sotterrane­a, diventata presto, con una serie di ritocchi per migliorare l’acustica, un auditorium per concerti e spettacoli.

L’architetto aveva pensato, nello stesso periodo, un sistema di specchi che doveva illuminare, con luce solare, il cuore del santuario di Padre Pio. «Ma ai frati sembrò sacrilego — ricorda Panerai — e Piano decise di traferire qui l’idea. Ora la stanza sotto la collina è, per Piano, «come una chiesa con al centro un raggio di luce, e nella penombra, al posto delle vecchiette bigotte, le barrique. Roba da film sul Medioevo». Non è, la cantina, un monumento al vino, ma un luogo funzionale per lavorare. È rivestita di cemento con grana impressa da casseri in legno di betulla finlandese («È pur sempre una fabbrica, anche se nobile», secondo Piano). Qui nascono vini pluripremi­ati, come il Baffonero (uve Merlot). Per celebrare il doppio anniversar­io nascono bottiglie a «tiratura» limitata. È il Rocca-Beaubourg, che ha sulle etichette i disegni di Piano, l’inconfondi­bile tratto con i disegni del centro parigino dedicato a Georges Pompidou e dell’edificio con l’auditorium con «le botti che, come grandi occhi, ti osservano».

La mostra di Rota, visitabile fino a dicembre, descrive questo intreccio, tra i colori parigini e il sottosuolo maremmano: una scalinata rossa che si staglia sul grigio intreccio di tubi del Beaubourg, accanto all’immagine della cantina in lontananza che si perde nel grigio delle nubi riflesse sulla collina.

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Il Beaubourg e, a sinistra, la cantina di Rocca di Frassinell­o

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