Corriere della Sera

Neppure un voto contro Parigi e Los Angeles hanno la loro Olimpiade

Macron: «Dietro questa candidatur­a c’è tutto il Paese»

- Elisabetta Rosaspina

DALLA NOSTRA INVIATA

«Merci, Paris! Thank you, Los Angeles!»: alle 12 e 46 peruviane, il presidente del Comitato olimpico internazio­nale, Thomas Bach chiama accanto a sé i sindaci di Parigi e di Los Angeles per il voto finale. Unanime: Paris2024, LA2028 sono le prossime regine dei Giochi olimpici estivi. Nemmeno un voto contrario, Bach ne era sicuro: «È una win-win-win situation — conferma il presidente Cio —, vincono Parigi, Los Angeles e il Cio». Poco più di un’ora prima ha lanciato l’ultimo avvertimen­to, come il prete dall’altare durante un matrimonio: «Se qualcuno ha da fare una domanda, la ponga ora o taccia per sempre». Si è alzata la mano di sua altezza reale il principe malese Tunku Imram: «Saranno assicurati i visti per gli Stati Uniti a tutti i rappresent­ati ufficiali delle delegazion­i?». Lo svizzero Patrick Baumann, presidente della commission­e di valutazion­e, si è incaricato di tranquilli­zzare i delegati di Paesi poco simpatici agli Stati Uniti, scongiuran­do dissensi: «I visti saranno garantiti a tutti i partecipan­ti».

A guastare una giornata idilliaca bastavano già, di buon’ora, le avvisaglie della probabile, furiosa reazione di Mosca alla notizia che la Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, ha escluso 95 atleti russi (su 96) dalle competizio­ni di Rio 2016 senza prove a loro carico sull’uso di sostanze proibite. Dopo mesi e mesi di diplomazia sportiva, nulla deve turbare la firma di quello che, con palese rammarico, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, definisce un «rogito» tra Parigi e Los Angeles, stipulato anche (o soprattutt­o) grazie al veto di Virginia Raggi alla candidatur­a di Roma 2024.

Così questo è il giorno del trionfo della sindaca Anne Hidalgo, nel suo abito color crema e stola cremisi, la divisa femminile della delegazion­e francese. E dell’ex campione olimpico della canoa Tony Estanguet: «Il Napoleone della situazione: ha preso la bandiera, si è messo alla testa del drappello per attraversa­re le montagne. È lui lo stratega» non teme di esagerare l’ex judoka Thierry Rey, parlando a Le Figaro.

Pierre de Coubertin, morto esattament­e 80 anni fa, sarebbe fiero del suo comitato multietnic­o: «Nel 2024 celebrerem­o la diversità. Parigi sarà più di una festa mobile» promette la campioness­a paralimpic­a Nantenin Keita, nata a Bamako.

Il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, non rimpiange il rinvio al 2028: «I Giochi, per noi, cominciano ora». Dal prossimo gennaio arriverann­o a Los Angeles gli anticipi sui 500 milioni di dollari che integreran­no il miliardo e 800 milioni di finanziame­nti promessi (contro il miliardo e 700 milioni conferiti a Parigi). Belle cifre. Ma far quadrare i conti è un’altra impresa olimpica: il budget di 6,6 miliardi stanziato da Parigi sembra un po’ striminzit­o. Le probabilit­à di sforare sono alte, secondo gli studi degli economisti di Oxford: il Quebec, 40 anni fa, splafonò del 720 per cento; Barcellona, 25 anni fa, del 266; Londra, nel 2012, «appena» del 76. «Abbiamo trasporti, hotel, il 90 per cento delle strutture sportive già esistenti» elenca Hidalgo. «C’è l’impegno di tutto un Paese dietro questa candidatur­a» rassicura da Parigi il presidente Emmanuel Macron. «Non tutti hanno la stessa fortuna» Hidalgo allude (forse) a Roma. Alle fatture (e ai patemi per la sicurezza), si penserà domani.

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