Perché l’assassino di Noemi non è stato fermato
Lecce, l’assassino rischia il linciaggio. Anche il Csm vuole capire se l’omicidio poteva essere evitato
Ha rischiato di essere linciato l’assassino 17enne di Noemi Durini (16), che ha salutato e sorriso alla folla di un migliaio di persone davanti alla caserma di Specchia, nel Salento. Ci si chiede perché un giovane tanto violento non sia stato fermato in tempo. Ma gli inquirenti: «Di denunce così ne arrivano a decine».
Un sorriso beffardo e una mano alzata in segno di saluto. Un atteggiamento sfrontato di fronte a più di mille persone radunate fuori dalla caserma di Specchia dove il 17enne reo confesso dell’omicidio della 16enne Noemi Durini era stato sottoposto ad un provvedimento di fermo per omicidio volontario. L’assassino ha rischiato di essere linciato dalla folla. A fatica è stato fatto salire su un’auto e poi accompagnato in una struttura protetta. Ora è tenuto sotto controllo perché mostra segni di depressione.
«Ho sbagliato, potevo uccidermi io e avrei evitato questo casino» avrebbe detto poche ore dopo il fermo.
La ragazzina è stata trovata mercoledì, dieci giorni dopo la sua scomparsa, sepolta sotto un mucchio di sassi nelle campagne di Castrignano del Capo: è stato il giovane «fidanzatino» a indicare ai carabinieri il luogo dove l’aveva abbandonata. «Ci ha accompagnato sul luogo del delitto — dice Giuseppe Borrello, maresciallo capo della stazione di Specchia — poi è crollato. Prima era concentrato solo su come depistare le indagini».
Nella sua confessione ci sono però molti aspetti da chiarire viste le diverse versioni fornite. Prima ha detto di averla uccisa a sassate poi di aver usato un coltello. Una verità arriverà dall’autopsia. Ai magistrati il 17enne ha detto «ero innamoratissimo di lei, ma l’ho ammazzata perché premeva di mettere in atto l’uccisione di tutta la mia famiglia». Ha spiegato che alle 5 del mattino di quel 3 settembre Noemi è uscita di casa con un coltello (mai trovato dai carabinieri) a dimostrazione — racconta lui — della determinazione a eliminare la sua famiglia perché ostacolava quell’amore. Lui poi avrebbe promesso di portarla a Milano lontano dalle famiglie. Ai genitori il 17enne ha lasciato un biglietto: «Quello che ho fatto è stato per l’amore che provo per voi. Noemi voleva che io vi uccidessi per potere avermi con sé. Sono un fallito e mi faccio schifo». Il padre del ragazzo ha negato ad alcuni famigliari un suo coinvolgimento nel delitto: «Non sapevo nulla e mai avrei aiutato mio figlio a commettere un simile gesto». Mentre la madre del ragazzo ha raccontato degli episodi di gelosia di Noemi verso il figlio: «Non poteva guardare altre ragazze, una volta è tornato a casa tutto graffiato».
Anche i genitori di Noemi erano contrari alla relazione perché il 17enne aveva un carattere irascibile e in un anno aveva subìto tre trattamenti sanitari obbligatori. La mamma Imma Rizzo a maggio aveva denunciato il ragazzo alla procura per i minorenni di Lecce. Anche l’altra famiglia, a sua volta, venti giorni dopo aveva denunciato Noemi per atti persecutori. Le denunce avevano alimentato il rancore tra le due famiglie e non avevano portato ad alcun provvedimento del tribunale. Per questo il ministro della giustizia Andrea Orlando ha avviato tramite l’ispettorato accertamenti preliminari sulla Procura dei minorenni di Lecce e capire perché quelle denunce, che ora potrebbero essere acquisite dagli ispettori, non hanno avuto un seguito. Anche il Csm verificherà se «ci sono stati problemi, omissioni oppure no». Lo ha spiegato il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, che ieri era a Bari per una riunione straordinaria della Sesta commissione del Csm e un incontro con i magistrati per le questioni che riguardano la recente strage mafiosa a Foggia.
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