Orsoni assolto 3 anni dopo
Venezia, l’ex ministro: non sono un corrotto. Anche una prescrizione per l’ex sindaco
Al processo Mose assolto l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che nel 2014 fu arrestato e costretto alle dimissioni per l’accusa di finanziamento illecito ai partiti: «Non mi sento di festeggiare». Condannato invece a 4 anni Altero Matteoli, ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Sul suo volto, sempre compassato, si forma una smorfia. «Dichiara Matteoli Altero responsabile del reato ascrittogli», ha appena letto il presidente del tribunale di Venezia Stefano Manduzio e quando viene pronunciata la pena di 4 anni lo sguardo cade nel vuoto. Il senatore di Forza Italia, accusato di essere stato asservito al Consorzio Venezia Nuova, il pool di imprese che da anni sta realizzando il sistema di dighe che difenderà la città lagunare, esce dal processo sullo scandalo Mose con le ossa rotte. «Non sono un corrotto e non ho mai ricevuto denaro, né favorito alcuno», aveva detto in aula in mattinata, ma per i giudici è colpevole di corruzione insieme a Erasmo Cinque, imprenditore amico e collega di partito fin dai tempi di An, punito con la stessa pena e con una maxi-confisca complessiva di 19,5 milioni di euro, da dividere a metà: cioè i soldi, secondo l’accusa dei pm veneziani Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, intascati illecitamente dalla sua impresa Socostramo per i lavori di marginamento delle aree inquinate di Marghera, favorita dall’allora presidente del Cvn Giovanni Mazzacurati, il «grande corruttore» poi divenuto il principale testimone dell’accusa, proprio per compiacere l’allora ministro dell’Ambiente. Assolto invece l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, l’avvocato prestato alla politica che il 4 giugno 2014, il giorno dei 35 arresti, venne messo ai domiciliari nel suo palazzetto di fronte alla sede del Comune, dall’altra parte del Canal Grande, con l’accusa di finanziamento illecito della campagna elettorale di 4 anni prima: i giudici — ma questo lo confermeranno le motivazioni — avrebbero riconosciuto che in almeno tre occasioni ha ricevuto buste di denaro contante, come testimoniato in aula dall’ex segretario di Mazzacurati che gliele portò, ma quegli episodi risalgono al febbraiomarzo 2010 e dunque sono prescritti. «Non posso che esprimere tutta la mia amarezza — ha detto Orsoni —. Non è un giorno di festa e felicità, il 4 giugno è stata buttata per aria una città e in qualche modo anche una persona». Prescritte anche gran parte delle imputazioni nei confronti dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, «controllore» del Mose per conto dello Stato fino al 2008 ma accusata di essere stata al soldo di Mazzacurati.
Se per Orsoni e Piva è stata dichiarata l’assoluzione piena solo per una parte delle accuse, è stata invece integralmente scagionata l’ex eurodeputata del Pdl Amalia Sartori, anche lei sotto processo perché Mazzacurati aveva sostenuto di averle dato soldi in nero per le campagne elettorali. «Il fatto non sussiste», ha decretato il tribunale. Assolto anche l’architetto Danilo Turato, accusato di corruzione per i lavori alla villa veneta che fu dell’ex governatore Giancarlo Galan (che nel 2014 ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi e che subì la confisca proprio di quell’immobile), mentre sono stati condannati l’imprenditore Nicola Falconi (due anni e due mesi per corruzione e finanziamento illecito) e l’avvocato Corrado Crialese (un anno e 10 mesi per millantato credito). «Sono state accolte sostanzialmente le nostre richieste — ha commentato il procuratore capo Bruno Cherchi —. Purtroppo c’è il problema della prescrizione e per questo chiediamo più strumenti per superare le carenze amministrative».
Accuse cadute Scagionata l’ex eurodeputata del Pdl Sartori accusata da Mazzacurati