Corriere della Sera

Viviana, 37 anni e il call center che si trasferisc­e in Puglia: «E a Locri andiamo a casa in 129»

- F. Sav.

«Siamo qui davanti al palazzo di Giustizia. Anche questa è tutela della legalità. Se perdiamo il posto molti rischiano di lavorare in nero o anche peggio». Locri. Ieri pomeriggio. Oltre cento centralini­sti dell’azienda Call&Call hanno dato vita a un sit-in spontaneo per protestare contro la procedura di licenziame­nto collettivo appena avviata al ministero dello Sviluppo dalla società di call center per la quale lavorano. Viviana Lacopo, 37 anni, è delegata sindacale in azienda per Slc-Cgil. «Quello che si sta verificand­o qui ha dell’incredibil­e a pochi mesi dalla visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci hanno comunicato 129 licenziame­nti perché il committent­e Engie Italia ha chiesto a Call&Call di spostare l’assistenza alla clientela a Casarano, in Puglia». Una scelta sorprenden­te, motivata da ragioni logistiche. Però priva della cosiddetta clausola di salvaguard­ia occupazion­ale. La tutela sociale, prevista per legge, che impone alla società aggiudicat­rice di un appalto di rilevare anche la forza lavoro ad essa correlata. «Stavolta non si applichere­bbe — denuncia Viviana —. Perché il committent­e resta lo stesso e vorrebbe anche una riduzione dell’organico. Così perdiamo il lavoro»

Sto perdendo il posto di lavoro al centralino

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