«Ma in Italia il sistema di vigilanza ha funzionato»
AGian Carlo Sangalli, senatore del Pd e storico segretario generale della Confartigianato dal 1994 al 2008, non disturba essere definito «uomo di mediazione per indole e per cultura politica» ma un’idea guida sulla commissione d’inchiesta sulle banche se l’è fatta: «Sia chiaro, non dobbiamo mica istruire un processo alle banche e sostituirci alla magistratura». Originario di Arezzo, ma con un radicamento fortissimo nella sua Bologna, Sangalli si sente «onorato di partecipare ai lavori di questo organismo». Ma, insiste, la commissione «non dovrà diventare uno strumento di propaganda perché l’obiettivo è uno solo, quello di lavorare seriamente nell’interesse dei risparmiatori».
La commissione dovrà terminare i lavori «entro un anno». Come si fa, ora che mancano meno di sei mesi alla fine della legislatura?
«Il nostro sarà un lavoro di impostazione poi altri dovranno proseguire...».
In questi mesi vi occuperete della crisi delle banche ma anche del sistema di vigilanza.
«Onestamente mi sento di dire che in Italia il sistema della vigilanza ha generalmente funzionato. Dopo il colpo del 2008, quando si scoprì che con il risparmio si faceva la finanza, a differenza degli Sati Uniti, della Gran Bretagna e della Germania, qui da noi in Italia la crisi non è stata così profonda».
E le 4 banche territoriali in crisi fin dal 2012, le «venete» e il Monte dei Paschi?
«Dobbiamo evitare che si getti discredito sul sistema bancario italiano che ha sostanzialmente retto. Certo, sarà giusto approfondire laddove emergerà che la cattiva gestione, gli interessi privati e la politica non hanno fatto gli interessi dei risparmiatori».
Il Pd cederà alla tentazione di usare la commissione per la propaganda elettorale?
«I lavori della commissione andranno condotti con serenità».
L’opposizione vorrà vedere scorrere il sangue?
«In Italia i governi cambiano sovente di colore. Quindi, meglio non pontificare solo per infangare gli avversari».