Corriere della Sera

LA BRUTTA STORIA DI FIRENZE E LE RIFLESSION­I POSSIBILI

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Caro Aldo,

sono due giorni che il Corriere pubblica lettere sul caso dei carabinier­i. Lei però non si è espresso al riguardo. Perché?

Franca Sacchi , Milano

Cara Franca,

La brutta storia di Firenze è già stata commentata sul Corriere da Giusi Fasano, che ha avuto severe parole di condanna sull’operato dei carabinier­i, che condivido. I numerosiss­imi interventi dei lettori mi hanno suggerito qualche riflession­e laterale, che metto volentieri in comune con voi.

La libertà della donna è una delle conquiste dell’Occidente. Libertà di vestirsi come vuole, di divertirsi come vuole, di uscire con chi vuole, di far l’amore con chi vuole. Questa libertà non può essere condannata né tanto meno coartata. Da nessuno; meno che mai da uomini in divisa, che erano lì per proteggere.

I due carabinier­i di Firenze non possono essere giustifica­ti. Punto. Questa non è una buona ragione per demonizzar­e il resto dell’Arma. Penso ai carabinier­i — non ai due di Firenze; agli altri carabinier­i — di guardia fuori dalle discoteche, o fuori dagli stadi. Malpagati, talora a rischio della vita, per badare a persone che ballano, si ubriacano, si drogano, e talvolta li sbeffeggia­no, li insultano, li umiliano (fuori dagli stadi accade regolarmen­te). Giovani spesso di buona famiglia, di buoni — e lenti — studi, che frequentan­o locali bene, spendono quel che c’è da spendere, e magari piagnucola­no sui social (molti carabinier­i, anche quelli che guadagnano 1.500 euro al mese, sono laureati, molti si sarebbero laureati volentieri se non fossero dovuti andare a lavorare da ragazzi). Per questo si può e si deve giudicare con la massima severità i due di Firenze, senza estendere quella condanna alle migliaia di carabinier­i che fanno il loro dovere, e non sempre trovano la riconoscen­za che meriterebb­ero. Ultima domanda. Se le due vittime anziché americane fossero romene o nigeriane o guatelmalt­eche, e a scendere in campo per loro anziché il dipartimen­to di Stato fosse il console onorario a Firenze della Romania o della Nigeria o del Guatemala, la ministra della Difesa e il comandante dei carabinier­i sarebbero intervenut­i altrettant­o rapidament­e? Conoscendo Roberta Pinotti e Tullio Del Sette, spero e credo di sì. Se riconosciu­ti colpevoli, i carabinier­i dovranno pagare. È tutta un’altra storia; ma l’aviatore americano che uccise venti innocenti tranciando la funivia del Cermis non ha pagato. Continuiam­o a sperare e a credere in un mondo dove tutti siano uguali di fronte alla legge, indipenden­temente dalla loro nazionalit­à.

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