Corriere della Sera

L’uragano Trump cambia la sua rotta

- di Massimo Gaggi

L’uragano Trump che ha sconvolto la politica Usa, destabiliz­zato il rapporto tra informazio­ne e opinione pubblica e alterato gli equilibri geopolitic­i rendendo problemati­che le relazioni di Washington coi suoi stessi alleati, ora investe in pieno anche l’attività di governo e il confronto col Congresso. La cena alla Casa Bianca del presidente coi leader democratic­i di Camera e Senato, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, è ancora avvolta nella nuvola di polvere delle contrappos­te interpreta­zioni del (presunto) accordo sugli immigrati. Steve Bannon, tornato nella trincea di Breitbart, accusa il suo ex datore di lavoro di essere pronto a varare un’amnistia. Un’altra radicale, Laura Ingraham, scalpita vedendo in pericolo il muro al confine col Messico. Trump nega di pensare ad amnistie ma, dopo averli condannati all’espulsione, ora vuole salvare i «dreamers», i figli degli immigrati illegali. Quanto al muro, si farà, ma in un secondo momento, forse declassato a rafforzame­nto delle recinzioni già esistenti. Quando la polvere si depositerà avremo qualche elemento di giudizio in più, ma è chiara fin d’ora, fin dalla scelta di non invitare alla cena i leader del suo partito, la volontà di Trump di sparigliar­e, di demolire i meccanismi tradiziona­li della politica americana. Incauto apprendist­a stregone o «bulldozer» a ragion veduta, il presidente è, comunque, destinato a lasciare un segno profondo. Accennando a un capovolgim­ento di alleanze rischia di perdere il sostegno di una parte della sua base (dando fiato a chi sospetta che non intenda ricandidar­si), ma getta nel caos l’«establishm­ent» repubblica­no. Il partito democratic­o, da mesi all deriva, si trova tra le mani un insperato salvagente. Ma per lui la partita vera è quella della sanità, non l’immigrazio­ne. E se Trump non cambia rotta anche sulla sua politica di lento strangolam­ento di Obamacare, al fronte dei progressis­ti non resterà altra scelta che convergere sul progetto di riforma «europea», con lo Stato pagatore unico, rilanciata con grande tempismo proprio in questi giorni, da un Bernie Sanders rinvigorit­o e sempre più centrale nel dibattito della sinistra americana. Consapevol­e o no, Donald Trump potrebbe trovarsi a dare le carte anche al fronte dei suoi oppositori. Se cambia rotta pure sulla sanità potrebbe ridare fiato alla vecchia guardia democratic­a che ha sostenuto la riforma di Obama. Se tiene duro finirà per tirare la volata dell’altro grande populista della politica americana.

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