I caduti furono i primi resistenti Alfio Caruso
Caro Aldo, i caduti della Acqui a Cefalonia continuano a non avere pace. Comincio dal tenente Apollonio. Con le sue batterie inflisse severe perdite ai tedeschi che, dopo la resa, lo cercavano per saldare il conto. La conoscenza della lingua gli permise di essere intruppato tra i prigionieri adibiti alla ricostruzione dell’isola. Divenne l’anima della cellula clandestina «Banditi Acqui». La sera dell’8 settembre ’44 l’incursione del gruppo impedì alle truppe del Terzo Reich in ritirata di minare il porto di Argostoli. A Cefalonia diversi fascisti impugnarono le armi contro i reparti germanici. Il tenente Carmelo Onorato si consegnò per evitare rappresaglia. Avrebbe potuto salvarsi esibendo la tessera del Pnf. Invece la strappò in faccia ai suoi carcerieri e si diresse verso l’ulivo, dove gli ufficiali italiani venivano fucilati. Nella settimana di combattimento furono uccisi circa 1.500 soldati e altri 4.000 furono trucidati. E oltre 3.000 militari annegarono durante due trasporti verso Patrasso. Il conto finale è superiore ai 9.000 morti. D’altronde tra il ’48 e il ’50 i sopravvissuti della divisione erano circa 2.500. Gli altri dov’erano finiti? In Sicilia, ai tempi della lupara bianca, si diceva che lo scomparso fosse fuggito con una ballerina di flamenco. Nel settembre ’43 quante ballerine di flamenco c’erano a Cefalonia?