Corriere della Sera

La lezione del Tavernello

-

Non si è mai pentito delle sue scelte? «L’attimo di sconforto c’è sempre, perché il mondo dello spettacolo è spietato. Un manager che stimo molto, Franchino Tuzio, mi diceva: “Giovanni ricordati: quando bevi lo champagne sei sempre in compagnia, quando bevi il Tavernello sei solo”. Da un momento all’altro tutto può cambiare».

Un errore? «Il mio film, non dovevo farlo. Non ero pronto». Come si è risollevat­o? «Credendoci, rimboccand­omi le maniche. Sa che c’è? Per me che ho fatto una vita normale, è sempre vivere una favola, come dice Vasco Rossi. E quindi di fronte alle aggression­i gratuite penso: “Intanto io sono qui, mi diverto”. Poi quando salgo sul palco, sentire la gente ridere per me è una droga, un’endovena di entusiasmo. Jonny Groove dopo 5 anni è tornato con il video di Swag per mostrare la mania dei rapper, ma se ne andrà di nuovo. Questo per me è un momento chiave: ho 44 anni, in discoteca non ci vado più. Ora ci sono i nuovi progetti. Con la Ballandi Arts stiamo lavorando a un format televisivo tutto mio, che è sempre stato un sogno… In seconda serata, però, una cosa discreta. Non rifaccio gli stessi errori».

Chi fa ridere Giovanni? «I miei bimbi». L’ultima volta che ha pianto? «Quando due anni fa mio padre è morto all’improvviso. Con lui c’era un rapporto incredibil­e perché era severo, ma mi ha trasmesso un’educazione e un rispetto per le persone che vedo raramente. E quando vado a trovarlo al cimitero non riesco a trattenere le lacrime».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy