Corriere della Sera

Web tax, la Ue accelera Sono un caso le vendite su Amazon e eBay

- Giuliana Ferraino @16febbraio

Mentre l’Unione europea si prepara a cercare un accordo sulla web tax — la questione sarà discussa oggi e domani all’Eurogruppo e all’Ecofin in programma a Tallin ed entro fine mese la Commission­e Ue presenterà una proposta europea — Londra apre un altro fronte fiscale contro i giganti di Internet. Nel mirino c’è l’Iva evasa nel Regno Unito da parte delle società extra Ue, che vendono sulle piattaform­e online senza pagare quanto dovuto al fisco, grazie alla scarsa trasparenz­a e alla poca collaboraz­ione con le autorità dei colossi del web.

A rilanciare l’accusa è stato l’Ufficio delle Entrate e delle Dogane di Sua Maestà, nel corso dell’udienza del 13 settembre davanti al Comitato dei Conti pubblici (Public Account Commitee o Pac) alla Camera dei Comuni del Parlamento inglese. In gioco ci sono fino a 1,5 miliardi di sterline all’anno, circa 2 miliardi di euro, di Iva non pagata. Una truffa fiscale che penalizza soprattutt­o le piccole aziende britannich­e, spesso costrette a chiudere i battenti.

Lo schema funziona così: Amazon ha fornito, spedito e raccolto i soldi dei prodotti custoditi nei suoi magazzini in Gran Bretagna venduti da 23 mila imprese extra Ue. La colpa di Amazon? Non aver controllat­o che tutte queste imprese siano registrate per pagare l’Iva nel Regno Unito. Davanti al Pac il gruppo Usa è stato perciò «pubblicame­nte» accusato di «trasparenz­a incompleta» sui venditori esteri che operano sul suo sito. Ma «privatamen­te» le Entrate e le Dogane di Sua Maestà credono che Amazon sia di ostacolo invece di fornire i dati che potrebbero aiutare a reprimere la frode, sostiene il quotidiano inglese The Times.

Le stime indicano che la truffa valga un terzo di tutte le vendite: tra 1 e 1,5 miliardi di sterline di Iva evasa all’anno a fronte di vendite pari a 7,5 miliardi nel 2016. E poiché il mercato retail online britannico è stimato in circa 26 miliardi di sterline, fino a un terzo delle transazion­i sarebbero fraudolent­e. Mentre i giganti online incassano commission­i milionarie. Non solo. A distanza di 5 anni dai primi rilievi delle autorità fiscali contro i giganti del web la situazione non è migliorata, e a dispetto delle nuove leggi: l’ufficio delle Entrate l’anno scorso ha recuperato appena 50 milioni .

Amazon, però, respinge le accuse, sostenendo di aver rimosso 400 società dalla lista dei rivenditor­i approvati per le vendite sul suo sito. All’udienza alla Camera dei Comuni erano presenti anche senior manager del gruppo di Jeff Bezos e eBay. La loro difesa: le piattaform­e online ora richiedono ai venditori di dimostrare di essere registrati per l’Iva. Eppure, nonostante le registrazi­oni da parte di società extra Ue siano aumentate di 25 volte negli ultimi 2 anni, la somma delle tasse perdute è calata meno del 5%.

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