Ritratti, sculture e tele E un dialogo fecondo con il resto della città
«L’anno prossimo, dentro anche i Novanta» Tanti i percorsi in comune con altri musei
Un Sacco di Alberto Burri, una Superficie bianca di Enrico Castellani, una Carta argentata di Arman, un’opera di Otto Piene, noto fondatore del gruppo Zero: l’arte contemporanea diventa antiquariato, fino al 1989 compreso.
La decisione di inserire queste opere, fra le tremila che dal 23 settembre saranno esposte alla Biennale internazionale di antiquariato di Firenze, è di Fabrizio Moretti, segretario generale della manifestazione. «Ho deciso di aumentare un decennio a ogni Biennale», dice. «Nella prossima accetteremo gli anni Novanta. Ormai il concetto di antico è relativo. Ho conosciuto una coppia di collezionisti che dicevano di comprare solo arte antica. Ho chiesto che genere preferissero. Soprattutto Andy Warhol, hanno risposto».
Tra le ottanta gallerie italiane e straniere che affolleranno i saloni barocchi di Palazzo Corsini saranno naturalmente rappresentate tutte le epoche storiche, a partire dai fondi oro del Trecento. Ricchissima l’offerta di ritratti, come quello di Orazio Piccolomini col suo cane, dipinto alla maniera fiamminga da Justus Suttermans e appartenuto alla granduchessa Vittoria della Rovere.
O quello di Anatoly Demidov a cavallo di Karl Brullov, uno dei principali artisti russi dell’Ottocento. O il ritratto dell’attore Tiberio Fiorilli nel ruolo di Scaramouche. Ci sono anche ritratti minuscoli, realizzati su gioielli. Il più raffinato porta la firma della marche- sa di Pompadour, amante ufficiale del re di Francia Luigi XV. Oltre alla sua riconosciuta influenza politica la marchesa fu protettrice delle arti e brava disegnatrice. Fu lei a tracciare il profilo di Luigi XV e a incaricare l’incisore di corte Jacques Guay di intagliare il profilo in un cammeo di onice a due strati.
Non mancano i dipinti a tema religioso e quelli di argomento mitologico, le sculture, alcuni disegni di Gustav Klimt e un altro su carta azzurra del Tintoretto che raffigura uno studio di nudo virile. Tra gli oggetti curiosi, una buca per le denunce segrete: si tratta di una lastra in marmo di Verona con epigrafe, risalente al periodo tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, forse proveniente da Venezia, dove queste buche erano in uso per denunciare il contrabbando di grano. E poi arazzi e tappeti, divanetti e comodini e tutta la tipologia degli arredi.
Il percorso si snoda tra le architetture secentesche di Palazzo Corsini sottolineate quest’anno dal nuovo allestimento di Matteo Corvino, regista e designer, che ha creato un soffitto centrale di cristallo incorniciato da bordure di bosso per far vivere di luce naturale le imponenti cornici classiche dei portali.
Nel ricco programma di eventi collegati alla Biennale, da non perdere la mostra Inaspettate delizie in un’alcova, con opere scelte dalla collezione della Cassa di risparmio di Firenze ed esposte all’interno di Palazzo Corsini.
A Palazzo Strozzi i visitatori della Biennale godranno di un biglietto ridotto per vedere la mostra Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna. In piazza della Signoria si ammira la scultura alta diciotto metri dell’artista svizzero Urs Fischer, acquistata a scatola chiusa dal magnate russo Leonid Mickhelson che verrà a Firenze a vederla per la prima volta.
E qui verranno accese, e si consumeranno lentamente nei dieci giorni della Biennale, anche le due gigantesche statue in cera di Fabrizio Moretti e Francesco Bonami, che insieme a Sergio Risaliti hanno curato questo progetto all’aperto.