Franceschini e i partiti «silenti»
La solidarietà del ministro (da tempo distante dal leader)
Dice Dario Franceschini che «se quanto stiamo apprendendo sul caso Consip risultasse vero e al posto di Matteo Renzi ci fosse Silvio Berlusconi, non rimarrei silente e gli esprimerei solidarietà».
Il ministro della Cultura si serve dello scambio di persona e dell’inversione di ruoli per far capire agli altri partiti quanto sia «preoccupante» quello che sta emergendo, e quanto sarebbe «importante» che l’intero sistema facesse prevalere l’interesse «collettivo a salvaguardia delle istituzioni», a tutela del «ruolo della politica» e del suo «primato», che è definito all’interno delle regole costituzionali. È un appello che spera non cada nel vuoto, perché «un conto è il fisiologico scontro tra partiti», altra cosa è «tutelare insieme il perimetro dentro il quale avviene lo scontro», con «la garanzia che ognuno possa svolgere i propri compiti senza interferenze».
L’inchiesta avviata dalla procura di Napoli su storie di tangenti e malaffare attorno a un ente pubblico e alle sue commesse, sembra sempre più assumere i contorni di una «vicenda senza precedenti nella storia repubblicana». In passato i partiti e i loro leader hanno spesso vissuto nel sospetto che le iniziative giudiziarie nelle quali venivano chiamati in causa celassero operazioni ostili, orchestrate da nemici che restavano nell’ombra. Stavolta, per la prima volta e a indagini in corso, è addirittura un magistrato a denunciare episodi che — se verificati — dimostrerebbero ciò che né i «dubbi» di Giulio Andreotti né la «manina» di Bettino Craxi né la teoria della «congiura» di Berlusconi sono riusciti a provare.
«Il tentativo di costruire prove contro il presidente del Consiglio per incastrarlo», secondo Franceschini, è un fatto «di enorme gravità istituzionale». L’esponente di governo non si attarda nel darne un’interpretazione: se sia stata cioè una manovra artigianale organizzata da singoli per «fare il colpo della vita», o si sia trattato di un piano ordito da una «manona». E tiene a separare questa vicenda dall’inchiesta, «nei confronti della quale non si deve interferire». Il tema che sottopone agli altri partiti è la reazione del sistema a fronte di una manovra che il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha
definito «eversiva».
«Siccome il quadro che emerge è preoccupante, tutte le forze politiche dovrebbero essere preoccupate»: «Perciò dico che, a parti rovesciate, avrei espresso la mia solidarietà verso chiunque fosse stato colpito». Franceschini è stato il primo a farlo ieri, in favore di Renzi, con il quale da tempo sono interrotte le relazioni nel partito. Il gesto non è passato inosservato, anche perché nel suo comunicato ha inteso rimarcare la distanza che lo separa dal segretario dem, con un passaggio nemmeno criptico: «Una cosa è il dibattito interno nel Pd...».
Ecco, confidava che anche gli altri partiti si esprimessero, «e invece — tranne qualche lodevole eccezione — nessuno lo ha fatto: dove sono Forza Italia, il Movimento Cinque Stelle, la Lega? Dov’è la sinistra che è uscita dal Pd? Che nessuno intervenga sull’episodio colpisce quasi quanto l’episodio stesso. Mi auguro nelle prossime ore di essere smentito, altrimenti il silenzio sarebbe la testimonianza di come sia scaduto il livello della politica, che non coglie la gravità della vicenda e fa prevalere alle più elementari regole istituzionali un’assenza del senso delle istituzioni».
In effetti l’attenzione di tutti i partiti dovrebbe essere concentrata sulla tutela del ruolo di un premier, non certo spostata sull’eventualità che Renzi possa elettoralmente trarre vantaggio da quanto sarebbe accaduto. È vero che il caso Consip ripropone il quesito di un’anomalia tutta italiana, e cioè se un’inchiesta inizia con una notizia criminis o con il
L’esempio
Il perimetro Bisogna tutelare insieme il perimetro in cui avviene lo scontro perché ognuno possa svolgere il proprio ruolo senza interferenze tentativo di trovarla. Tuttavia, dopo la guerra ultra ventennale tra politica e magistratura, l’opinione pubblica è come mitridatizzata. E il problema del leader democrat, in questa fase, è risolvere il suo rapporto psicologico con il Paese.
Ma non c’è dubbio che — se i fatti venissero accertati — le istituzioni sarebbero state esposte a un’offensiva senza precedenti. Se non altro perché in precedenza erano mancati indizi così corposi a sostegno delle tesi complottiste. Sarà una storia destinata a durare. Perciò i partiti dovrebbero prendere posizione, e Franceschini — chiedendo solidarietà per Renzi — è come se li invitasse a solidarizzare con se stessi. Tutti potenziali inquilini di palazzo Chigi.
A parti rovesciate avrei espresso la mia solidarietà verso chiunque fosse stato colpito, anche Berlusconi