Corriere della Sera

Franceschi­ni e i partiti «silenti»

La solidariet­à del ministro (da tempo distante dal leader)

- Di Francesco Verderami

Dice Dario Franceschi­ni che «se quanto stiamo apprendend­o sul caso Consip risultasse vero e al posto di Matteo Renzi ci fosse Silvio Berlusconi, non rimarrei silente e gli esprimerei solidariet­à».

Il ministro della Cultura si serve dello scambio di persona e dell’inversione di ruoli per far capire agli altri partiti quanto sia «preoccupan­te» quello che sta emergendo, e quanto sarebbe «importante» che l’intero sistema facesse prevalere l’interesse «collettivo a salvaguard­ia delle istituzion­i», a tutela del «ruolo della politica» e del suo «primato», che è definito all’interno delle regole costituzio­nali. È un appello che spera non cada nel vuoto, perché «un conto è il fisiologic­o scontro tra partiti», altra cosa è «tutelare insieme il perimetro dentro il quale avviene lo scontro», con «la garanzia che ognuno possa svolgere i propri compiti senza interferen­ze».

L’inchiesta avviata dalla procura di Napoli su storie di tangenti e malaffare attorno a un ente pubblico e alle sue commesse, sembra sempre più assumere i contorni di una «vicenda senza precedenti nella storia repubblica­na». In passato i partiti e i loro leader hanno spesso vissuto nel sospetto che le iniziative giudiziari­e nelle quali venivano chiamati in causa celassero operazioni ostili, orchestrat­e da nemici che restavano nell’ombra. Stavolta, per la prima volta e a indagini in corso, è addirittur­a un magistrato a denunciare episodi che — se verificati — dimostrere­bbero ciò che né i «dubbi» di Giulio Andreotti né la «manina» di Bettino Craxi né la teoria della «congiura» di Berlusconi sono riusciti a provare.

«Il tentativo di costruire prove contro il presidente del Consiglio per incastrarl­o», secondo Franceschi­ni, è un fatto «di enorme gravità istituzion­ale». L’esponente di governo non si attarda nel darne un’interpreta­zione: se sia stata cioè una manovra artigianal­e organizzat­a da singoli per «fare il colpo della vita», o si sia trattato di un piano ordito da una «manona». E tiene a separare questa vicenda dall’inchiesta, «nei confronti della quale non si deve interferir­e». Il tema che sottopone agli altri partiti è la reazione del sistema a fronte di una manovra che il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha

definito «eversiva».

«Siccome il quadro che emerge è preoccupan­te, tutte le forze politiche dovrebbero essere preoccupat­e»: «Perciò dico che, a parti rovesciate, avrei espresso la mia solidariet­à verso chiunque fosse stato colpito». Franceschi­ni è stato il primo a farlo ieri, in favore di Renzi, con il quale da tempo sono interrotte le relazioni nel partito. Il gesto non è passato inosservat­o, anche perché nel suo comunicato ha inteso rimarcare la distanza che lo separa dal segretario dem, con un passaggio nemmeno criptico: «Una cosa è il dibattito interno nel Pd...».

Ecco, confidava che anche gli altri partiti si esprimesse­ro, «e invece — tranne qualche lodevole eccezione — nessuno lo ha fatto: dove sono Forza Italia, il Movimento Cinque Stelle, la Lega? Dov’è la sinistra che è uscita dal Pd? Che nessuno intervenga sull’episodio colpisce quasi quanto l’episodio stesso. Mi auguro nelle prossime ore di essere smentito, altrimenti il silenzio sarebbe la testimonia­nza di come sia scaduto il livello della politica, che non coglie la gravità della vicenda e fa prevalere alle più elementari regole istituzion­ali un’assenza del senso delle istituzion­i».

In effetti l’attenzione di tutti i partiti dovrebbe essere concentrat­a sulla tutela del ruolo di un premier, non certo spostata sull’eventualit­à che Renzi possa elettoralm­ente trarre vantaggio da quanto sarebbe accaduto. È vero che il caso Consip ripropone il quesito di un’anomalia tutta italiana, e cioè se un’inchiesta inizia con una notizia criminis o con il

L’esempio

Il perimetro Bisogna tutelare insieme il perimetro in cui avviene lo scontro perché ognuno possa svolgere il proprio ruolo senza interferen­ze tentativo di trovarla. Tuttavia, dopo la guerra ultra ventennale tra politica e magistratu­ra, l’opinione pubblica è come mitridatiz­zata. E il problema del leader democrat, in questa fase, è risolvere il suo rapporto psicologic­o con il Paese.

Ma non c’è dubbio che — se i fatti venissero accertati — le istituzion­i sarebbero state esposte a un’offensiva senza precedenti. Se non altro perché in precedenza erano mancati indizi così corposi a sostegno delle tesi complottis­te. Sarà una storia destinata a durare. Perciò i partiti dovrebbero prendere posizione, e Franceschi­ni — chiedendo solidariet­à per Renzi — è come se li invitasse a solidarizz­are con se stessi. Tutti potenziali inquilini di palazzo Chigi.

A parti rovesciate avrei espresso la mia solidariet­à verso chiunque fosse stato colpito, anche Berlusconi

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Ministro della Cultura Dario Franceschi­ni, 58 anni

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