Bossi alla cena dei reduci: sarà dura combattere, ora Matteo deve piangere
Il Senatùr parla di processo politico senza prove
non si rassegnano, Alessio Anghileri da Biassono e Siro Villa da Albiate. L’architetto Leoni, che rappresentò l’anima cattolica del movimento, a fianco del fondatore sin dalla prima ora, non lo molla nemmeno adesso. «Un mese prima che scoppiasse il caso Belsito, due uomini che non conoscevamo, forse dei servizi, mi avvisarono che avrebbero colpito lui e il suo cerchio magico. È andata proprio così, è stato un complotto». A Macherio Umberto Bossi arriva alla cena per l’anniversario della Padania E la Lega di oggi? «C’è molta confusione, Salvini è anticlericale, non fa le battaglie che andrebbero fatte. Ma i soldi non contano, e la fede che Bossi e la Lega hanno distribuito alla gente non muore». Francesco Speroni riconosce all’ingresso il militante che gli consegnò la prima tessera. «Mario Cavallini da Magenta! Quando arrivai nel 1986 tu già c’eri...». Anche lui ha voglia di parlare: «Sotto attacco? Lo siamo da sempre, anche se questa volta è un po’ più grave. Ammettiamo pure che la sentenza sia giusta, i bilanci li ha falsificati l’ex tesoriere, cosa c’entra la Lega?».
Anche l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli è convinto che «la legge non è uguale per tutti. Quando processarono la Margherita di Rutelli non condannarono tutto il partito. E ora cosa fanno? Ti contestano 500 mila euro e poi ti fregano 48 milioni». Non teme però per il futuro: «È una questione contingente, ci passeremo sopra. Anzi, il dato politico più importante è che con il prossimo referendum sull’autonomia