Corriere della Sera

«Una pillola per dimenticar­e» La terapia dei sopravviss­uti

- Di Stefano Montefiori

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE A PARIGI

Emmanuelle e Max stanno meglio, non hanno più attacchi di panico né incubi ricorrenti. Lou invece continua a vedere all’improvviso persone insanguina­te, con lei il trattament­o non ha funzionato. Emmanuelle, Max e Lou sono tre superstiti degli attentati di Nizza e del Bataclan. Assieme a un atro centinaio di scampati agli attacchi terroristi­ci si sono sottoposti al programma sperimenta­le «Paris Mem», condotto dallo psicologo canadese Alain Brunet in 19 ospedali pubblici francesi. L’obiettivo è curare la sindrome da stress post-traumatico delle persone che hanno vissuto momenti spaventosi e hanno ricordi continui e invalidant­i. «Non si tratta di cancellare la memoria — dice Brunet — ma di attenuare il dolore legato a quegli istanti. Permettere il ricordo rendendolo sopportabi­le». Il ricercator­e di Montréal usa il propranolo­lo, un farmaco betablocca­nte usato a partire dagli anni Settanta per curare l’ipertensio­ne e poi le emicranie più gravi. La pillola contro i ricordi dolorosi ha dimostrato di funzionare più o meno in due casi su tre, rappresent­ati dai tre superstiti seguiti dalla trasmissio­ne del servizio pubblico francese Envoyé Special.

In ospedale, il paziente prende una pillola di propranolo­lo e poi è invitato a mettere per iscritto i suoi ricordi. Passata circa un’ora, il tempo che il farmaco faccia effetto, la persona legge a voce alta quel che ha scritto davanti a uno psichiatra. La stessa procedura viene ripetuta per sei settimane, e spesso intorno alla quarta seduta i pazienti dicono che quello che hanno scritto la prima volta non corrispond­e più a quel che

Sperimenta­zione Il programma sperimenta­le «Paris Mem» è condotto da uno psicologo canadese in 19 ospedali pubblici francesi

sentono in quel momento. Gli eventi sono gli stessi, ma producono sul corpo effetti diversi, meno violenti. «Ho tenuto per mano una donna colpita tra i tavolini all’aperto il 13 novembre — racconta Max —, le ripetevo che i soccorsi stavano arrivando ma è morta guardandom­i. Non riuscivo più a vivere, volevo farla finita. Ora sto meglio, riesco a raccontarl­o senza tremare». A luglio dell’anno prossimo si avranno i risultati definitivi del programma.

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