La vicenda
Il consigliere per la sicurezza nazionale, il generale Herbert Raymond McMaster, la mette in questi termini: «Qui non esiste un problema tra Corea del Nord e Stati Uniti, ma tra Corea del Nord e il mondo intero». È un messaggio da interpretare, considerando gli sviluppi delle ultime settimane. Certo, la Casa Bianca continua a pensare innanzitutto alla Cina. McMaster subito aggiunge che Donald Trump mantiene aperto il confronto sul nucleare nordcoreano con il presidente cinese Xi Jinping. Tuttavia non è un mistero che a Washington la risposta di Pechino sia considerata ancora insufficiente. Trump lo ha twittato più volte e lo stesso senso di frustrazione si coglie nei briefing al Dipartimento di Stato, al Pentagono e raccogliendo le opinioni dei parlamentari, repubblicani e democratici, al Congresso.
L’idea della Casa Bianca, allora, è di moltiplicare gli sforzi diplomatici nei confronti della Russia. Il Cremlino ha già aderito all’ultima risoluzione dell’Onu, approvata il 12 settembre, che impone l’embargo del 90% delle esportazioni e il 30% di forniture petrolifere verso Pyongyang. Un appoggio non scontato, visto che nelle ultime settimane Vladimir Putin aveva Reazioni In alto, una foto diffusa dal governo di Seul mostra il lancio di un Hyunmoo-II verso il Mare Orientale un telegiornale con l’immagine del dittatore nordcoreano Kim Jong-un va in onda su un maxischermo in Giappone più volte commentato con sarcasmo: «Da una parte gli americani ci impongono sanzioni e dall’altra ci chiedono di unirci a loro per imporre sanzioni ad altri Paesi».
Ieri pomeriggio il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza su richiesta Usa e l’iniziativa americana si svilupperà la prossima settimana, quando a New York si riunirà l’Assemblea generale dell’Onu. Trump non vedrà Putin e Xi Jinping, che hanno deciso di rimanere a casa, però giovedì prossimo pranzerà con il primo ministro giapponese Shinzo Abe e con il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Il 7 settembre scorso Putin aveva assicurato Abe che la Russia avrebbe lavorato con il Giappone per bloccare il dittatore nucleare Kim Jong-un, specie nell’ambito Onu. Cinque giorni dopo il rappresentante di Mosca ha votato a favore delle misure restrittive adottate dalle Nazioni Unite. Qualcosa, dunque, si sta già muovendo. Nel 2017 la Corea del Nord ha effettuato 19 test missilistici più uno atomico. Il 4 luglio il lancio di un missile «a gittata intercontinentale» 3 settembre, Pyongyang sostiene di aver testato la bomba H (o termonucleare) L’esplosione p rovoca due terremoti. Ieri il test più lungo di un missile balistico
A metà giornata McMaster e l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, si presentano nella conferenza stampa alla Casa Bianca e affermano che «ci sono molte ipotesi sul tavolo». A domanda diretta McMaster ripete che «sì, compresa l’opzione militare, anche se non è quella che preferiamo». La strategia è un’altra. La spiega Haley: «L’ultima risoluzione è passata all’unanimità nel Consiglio di sicurezza, 15 a zero. È un fatto importante avere a bordo la Cina e la Russia. Le sanzioni sono molto dure. Di fatto il governo nordcoreano dovrà far fronte a una disponibilità di gas e diesel dimezzata. Vi immaginate che cosa succederebbe negli Stati Uniti?». Il problema è che per Trump tutto ciò non basta. La questione viene girata a Haley. Piccolo momento di imbarazzo, prima della risposta: «È un pacchetto di restrizioni pesanti. Ci vuole del tempo prima che diventino pienamente efficaci, ma stiamo strangolando economicamente la Corea del Nord. Il presidente vuole far sapere che per noi questo è un punto di partenza, non di arrivo. Siamo in grado di fare molte altre cose».
Non da soli. Xi Jinping chiede da tempo a Trump di spezzare l’isolamento nordcoreano, rilanciando la trattativa nel formato a sei: le due Coree, il Giappone, Cina, Russia e Stati Uniti. L’atteggiamento di Kim Jong-un rende poco percorribile questa strada: un missile dopo l’altro, l’ultimo, lanciato ieri, ha sorvolato il Giappone (e Seul ha risposto a distanza di soli sei minuti con una esercitazione missilistica). La situazione, dunque, rischia di avvitarsi pericolosamente. «E non c’è molto tempo», avverte il generale McMaster.