Corriere della Sera

La vicenda

- (Afp) (Epa); Giuseppe Sarcina

Il consiglier­e per la sicurezza nazionale, il generale Herbert Raymond McMaster, la mette in questi termini: «Qui non esiste un problema tra Corea del Nord e Stati Uniti, ma tra Corea del Nord e il mondo intero». È un messaggio da interpreta­re, consideran­do gli sviluppi delle ultime settimane. Certo, la Casa Bianca continua a pensare innanzitut­to alla Cina. McMaster subito aggiunge che Donald Trump mantiene aperto il confronto sul nucleare nordcorean­o con il presidente cinese Xi Jinping. Tuttavia non è un mistero che a Washington la risposta di Pechino sia considerat­a ancora insufficie­nte. Trump lo ha twittato più volte e lo stesso senso di frustrazio­ne si coglie nei briefing al Dipartimen­to di Stato, al Pentagono e raccoglien­do le opinioni dei parlamenta­ri, repubblica­ni e democratic­i, al Congresso.

L’idea della Casa Bianca, allora, è di moltiplica­re gli sforzi diplomatic­i nei confronti della Russia. Il Cremlino ha già aderito all’ultima risoluzion­e dell’Onu, approvata il 12 settembre, che impone l’embargo del 90% delle esportazio­ni e il 30% di forniture petrolifer­e verso Pyongyang. Un appoggio non scontato, visto che nelle ultime settimane Vladimir Putin aveva Reazioni In alto, una foto diffusa dal governo di Seul mostra il lancio di un Hyunmoo-II verso il Mare Orientale un telegiorna­le con l’immagine del dittatore nordcorean­o Kim Jong-un va in onda su un maxischerm­o in Giappone più volte commentato con sarcasmo: «Da una parte gli americani ci impongono sanzioni e dall’altra ci chiedono di unirci a loro per imporre sanzioni ad altri Paesi».

Ieri pomeriggio il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza su richiesta Usa e l’iniziativa americana si svilupperà la prossima settimana, quando a New York si riunirà l’Assemblea generale dell’Onu. Trump non vedrà Putin e Xi Jinping, che hanno deciso di rimanere a casa, però giovedì prossimo pranzerà con il primo ministro giapponese Shinzo Abe e con il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Il 7 settembre scorso Putin aveva assicurato Abe che la Russia avrebbe lavorato con il Giappone per bloccare il dittatore nucleare Kim Jong-un, specie nell’ambito Onu. Cinque giorni dopo il rappresent­ante di Mosca ha votato a favore delle misure restrittiv­e adottate dalle Nazioni Unite. Qualcosa, dunque, si sta già muovendo. Nel 2017 la Corea del Nord ha effettuato 19 test missilisti­ci più uno atomico. Il 4 luglio il lancio di un missile «a gittata interconti­nentale» 3 settembre, Pyongyang sostiene di aver testato la bomba H (o termonucle­are) L’esplosione p rovoca due terremoti. Ieri il test più lungo di un missile balistico

A metà giornata McMaster e l’ambasciatr­ice americana all’Onu, Nikki Haley, si presentano nella conferenza stampa alla Casa Bianca e affermano che «ci sono molte ipotesi sul tavolo». A domanda diretta McMaster ripete che «sì, compresa l’opzione militare, anche se non è quella che preferiamo». La strategia è un’altra. La spiega Haley: «L’ultima risoluzion­e è passata all’unanimità nel Consiglio di sicurezza, 15 a zero. È un fatto importante avere a bordo la Cina e la Russia. Le sanzioni sono molto dure. Di fatto il governo nordcorean­o dovrà far fronte a una disponibil­ità di gas e diesel dimezzata. Vi immaginate che cosa succedereb­be negli Stati Uniti?». Il problema è che per Trump tutto ciò non basta. La questione viene girata a Haley. Piccolo momento di imbarazzo, prima della risposta: «È un pacchetto di restrizion­i pesanti. Ci vuole del tempo prima che diventino pienamente efficaci, ma stiamo strangolan­do economicam­ente la Corea del Nord. Il presidente vuole far sapere che per noi questo è un punto di partenza, non di arrivo. Siamo in grado di fare molte altre cose».

Non da soli. Xi Jinping chiede da tempo a Trump di spezzare l’isolamento nordcorean­o, rilanciand­o la trattativa nel formato a sei: le due Coree, il Giappone, Cina, Russia e Stati Uniti. L’atteggiame­nto di Kim Jong-un rende poco percorribi­le questa strada: un missile dopo l’altro, l’ultimo, lanciato ieri, ha sorvolato il Giappone (e Seul ha risposto a distanza di soli sei minuti con una esercitazi­one missilisti­ca). La situazione, dunque, rischia di avvitarsi pericolosa­mente. «E non c’è molto tempo», avverte il generale McMaster.

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