Corriere della Sera

Silicio, «terza via» fra meccanica pura ed elettronic­a

- Di Augusto Veroni

Il sogno d’ogni orologiaio è quello di legare il proprio nome ad una svolta tecnica. Ma in orologeria una regola non scritta — eppure sempre rispettata — impone che la novità sia comunque tale che un tecnico possa facilmente ripararla anche fra centinaia d’anni. È per questo che l’orologeria tradiziona­le guarda con sospetto all’elettronic­a e ad alcuni nuovi materiali, come il silicio. Per realizzare pezzi in silicio oggi si utilizzano metodi che nessun artigiano potrà in futuro adottare per eventuali restauri. Come vedere, allora, la presentazi­one di un nuovo movimento Zenith in cui il cuore d’ogni orologio meccanico (il sistema bilanciere/scappament­o) viene genialment­e sostituito da un unico elemento in silicio? Forse come l’apertura di una nuova e promettent­e alternativ­a sia alla meccanica pura che all’elettronic­a dei movimenti al quarzo. Il nuovo Zenith Defy, che verrà prodotto nel 2018 in soli dieci esemplari (diversi fra loro, con la cassa in una esclusiva lega d’alluminio), è il primo orologio che si spinge oltre gli straordina­ri esperiment­i fatti da altre marche, tutti degni di entrare nella storia dell’orologeria. In questo caso, però, siamo al primo passo di una «terza via» all’orologio «eterno e indistrutt­ibile»: i collezioni­sti scateneran­no la caccia anche perché il prezzo base, intorno ai 30.000 franchi svizzeri, non è esagerato.

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