Silicio, «terza via» fra meccanica pura ed elettronica
Il sogno d’ogni orologiaio è quello di legare il proprio nome ad una svolta tecnica. Ma in orologeria una regola non scritta — eppure sempre rispettata — impone che la novità sia comunque tale che un tecnico possa facilmente ripararla anche fra centinaia d’anni. È per questo che l’orologeria tradizionale guarda con sospetto all’elettronica e ad alcuni nuovi materiali, come il silicio. Per realizzare pezzi in silicio oggi si utilizzano metodi che nessun artigiano potrà in futuro adottare per eventuali restauri. Come vedere, allora, la presentazione di un nuovo movimento Zenith in cui il cuore d’ogni orologio meccanico (il sistema bilanciere/scappamento) viene genialmente sostituito da un unico elemento in silicio? Forse come l’apertura di una nuova e promettente alternativa sia alla meccanica pura che all’elettronica dei movimenti al quarzo. Il nuovo Zenith Defy, che verrà prodotto nel 2018 in soli dieci esemplari (diversi fra loro, con la cassa in una esclusiva lega d’alluminio), è il primo orologio che si spinge oltre gli straordinari esperimenti fatti da altre marche, tutti degni di entrare nella storia dell’orologeria. In questo caso, però, siamo al primo passo di una «terza via» all’orologio «eterno e indistruttibile»: i collezionisti scateneranno la caccia anche perché il prezzo base, intorno ai 30.000 franchi svizzeri, non è esagerato.