Corriere della Sera

La borsa nomade con le murrine, viaggio fra l’Africa e Venezia

La capsule con cui Malìparmi festeggia i 40 anni: l’arte vetraria per inediti dettagli colorati

- Michela Proietti

n viaggio in Africa con tappa a Venezia. Malìparmi, l’azienda padovana guidata da Annalisa Paresi, non ha mai nascosto il suo lato nomade: gonnellone, cinture, camicie, borse e sandali hanno sempre avuto il sapore di luoghi esotici e lontani.

Questa volta, però, ha trovato dietro l’angolo quello che per anni ha cercato altrove: a Murano, nell’isola dei Mastri Vetrai, Annalisa Paresi si è imbattuta nella fornace di Davide Salvadore. Un artigiano che non è mai stato nell’Africa di Malìparmi, ma che pare ci sia nato e abbia respirato le atmosfere etniche simbolo del marchio. «Eravamo alla ricerca di Artigianal­ità uno spunto per i nostri 40 anni e a Murano abbiamo incontrato per caso questo Mastro Vetraio dall’ispirazion­e africana inconsapev­ole, capace di assemblare le murrine in modo del tutto inedito».

Così per festeggiar­e il quarantesi­mo anno di vita, Malìparmi ha deciso di far realizzare dalla fornace di Salvadore una serie di murrine — i vetri artistici veneziani ottenuti dalla fusione — per impreziosi­re una capsule in vendita unicamente nei monomarca. Il nome del progetto Murrha è già da solo un omaggio all’arte vetraria veneziana: i vasi in «murrha» della tradizione alessandri­na ispirano una serie limitata fatta di due modelli di Infrabijou­x, una collana ciondolo, una borsa e tre modelli di tunica con stampa trompe l’oeil.

Le tempistich­e sono quelle di una cruise: la collezione sarà in vendita a partire da inizio novembre. In mezzo ci sono tutti quei valori che stanno a cuore al marchio: artigianal­ità e nomadismo.

«Abbiamo capito quasi subito che volevamo festeggiar­e proprio così il nostro quarantenn­ale, con stampe che prendesser­o ispirazion­e dal mondo delle murrine, oggetti nomadi di origine persiana che hanno un legame forte con il nostro dna», spiega Paresi, mentre riflette sulla crescita di un’azienda che oggi ha un direttore generale ma conserva lo spirito familiare «di quando io stessa facevo in giardino i pacchi per le consegne».

Da parte sua Davide Salvadore ha mostrato in fornace tutti i passaggi che hanno portato Murrha. «Non conosco il mondo della moda e quando Malìparmi mi ha cercato ho preso informazio­ni — racconta l’artigiano — e ho notato i nostri punti in comune. È stata mia madre a insegnarmi a mischiare i colori, solo ora ho capito che, in tutto questo, c’è di mezzo l’Africa».

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A sinistra una delle borse della capsule «Murrha» in vendita nei monomarca Malìparmi dal prossimo novembre, per festeggiar­e il quarantenn­ale del marchio

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