Il futuro dell’audiovisivo? Rischiare e far sognare
Fuoricinema non è solo spettacolo, ma anche opportunità di riflessione e dibattito. Il critico Gianni Canova e il vicedirettore del Corriere Daniele Manca hanno moderato l’incontro che ha acceso i fari sul futuro dell’industria dell’audiovisivo. Si parte da un dato, lo scollamento tra giurie e pubblico: negli ultimi 10 anni il film che ha vinto il Leone d’oro ha incassato meno di 500 mila euro. Per Mario Gianani (Wildside) la parola chiave è «ambizione: bisogna prendersi dei rischi, anche economici. Dobbiamo dire grazie a Paolo Sorrentino che ha alzato l’asticella». Egidio Sangue (vicepresidente di Fonditalia) sottolinea come spesso gli stessi operatori del settore non approfittino dei finanziamenti per gli aggiornamenti professionali, «soldi che vanno persi, ed è un peccato». Angelo Barbagallo (Bibi Film) va controtendenza rispetto a pensieri correnti: «Il sostegno statale è fondamentale nella produzione culturale, i finanziamenti pubblici sono importantissimi anche per il cinema». Clauderic Poiroux (direttore generale Europa Cinema) è certo: «Il futuro delle sale non è oscuro, in Cina si costruisce un multiplex al giorno, il Palazzo del Cinema appena inaugurato a Milano è un ottimo esempio». Anche Carlo Fontana (presidente Agis) concorda «perché l’esperienza immersiva della sala è unica, la sala va pensata come luogo di formazione e momento di aggregazione sociale». Tesi su cui ragiona positivamente anche Filippo Del Corno (assessore alla Cultura a Milano), l’idea è Movie Week, «una settimana per legare fattivamente pubblico e cinema». Gabriele Salvatores cita Brecht: «Chi vuole fare l’artista deve stare almeno un passo avanti rispetto al pubblico, un artista deve sognare e immaginare sempre qualcosa diverso da quello che c’è».