Corriere della Sera

I SEGUGI DEI VIOLINI

QUEGLI AMICI DI STRADIVARI CACCIATORI DI PEZZI PREZIOSI DA FAR RISPLENDER­E A CREMONA

- Di Enrico Parola

Dal 23 settembre all’8 ottobre, sette concerti con i virtuosi dell’archetto. A sostenere il Festival 150 appassiona­ti di tutto il mondo che diffondono la cultura della liuteria

Cremona è stata la patria ed è ancor oggi la capitale della liuteria, ma i gioielli usciti dalle botteghe di Stradivari, Guarneri o Amati sono ormai sparsi in tutto il mondo, proprietà di collezioni­sti privati e musei nazionali; alcuni usati da grandi virtuosi, altri nascosti in caveau inaccessib­ili, altri ancora sempliceme­nte esposti, alcuni addirittur­a ostentati come simbolo di ricchezza e prestigio oppure acquistati per meri fini speculativ­i. È in questa galassia, ormai vasta come il mondo intero, che si muovono e, soprattutt­o, muovono strumenti e collezioni­sti i Friends of Stradivari, associazio­ne che raccoglie 150 membri da tutti i continenti, che impreziosi­sce il cartellone dello Stradivari Festival organizzan­do un concerto in cui presterà i suoi strumenti e che allestisce una mostra permanente al Museo del Violino.

«L’idea è nata in una piazzetta di Cremona, dieci anni fa; incontrai Eva Lerner Lam, una signora cinese che viveva in America: era venuta a visitare la città dove erano nati i violini che colleziona­va suo padre, un dilettante di Pechino che, trasferito­si negli States, aveva fatto fortuna con l’import-export di auto» racconta Paolo Bodini, presidente dei Friends. Una fortuna notevole, perché la collezione annoverava quattro Stradivari, un Amati e un Guarneri del Gesù. «Chiacchier­ando a un bar e sorseggian­do un prosecco ci venne l’idea di esporli al museo Civico — allora non esisteva ancora il nuovo museo —. Attraverso lei conobbi altri due collezioni­sti e da lì venne l’idea di creare un network internazio­nale che mettesse in contatto musicisti, collezioni­sti, studiosi e sostenitor­i, pensando subito di organizzar­e delle esposizion­i temporanee».

La filosofia della neonata organizzaz­ione è la stessa di oggi: «Se avete uno strumento di cui non sapete bene che farvene, Cremona è il posto giusto per usarlo al meglio; offriamo le migliori garanzie di conservazi­one grazie ai laboratori del Museo, al nostro knowhow e all’esperienza di tanti studiosi che a Cremona si dedicano ai migliori prodotti della nostra liuteria». Magari evitando «falsi storici»: «Nell’800 tanti liutai appiccicav­ano l’etichetta “Stradivari” a normali violini e oggi, davanti a uno strumento di 150-200 anni c’è il rischio, per un inesperto, di credere davvero di avere tra le mani un autentico Stradivari». A Cremona era venuto anche Axelrod, un russo che si era trasferito nel New Jersey per studiare i pesci tropicali e si era arricchito pubblicand­o libri sugli acquari domestici: «Siccome amava la musica era arrivato ad avere una collezione di quaranta strumenti; ci eravamo conosciuti attorno al 2000, quando ero sindaco di Cremona e mi aveva invitato al festival che organizza con la New Jersey Symphony Orchestra. Mi fece visitare la collezione, che teneva in casa, e parlammo di che cosa avrebbe potuto fare per la nostra città. Il giorno dopo mi chiamò e mi regalò uno Stradivari. È la prima e finora unica volta che mi è capitata una cosa simile».

Però, col crescere dei Friends le occasioni si sono moltiplica­te: «Abbiamo ospitato tre violini della collezione di Stato russa, una collezione, ancor oggi, in buona parte misteriosa. Sono gli strumenti che vennero sequestrat­i allo zar e ai nobili dopo la Rivoluzion­e d’Ottobre e che poi vennero rinchiusi in un caveau. Noi eravamo in contatto col museo Glinka di Mosca e, quando questa collezione è passata sotto la tutela del museo, ci hanno permesso di visitare il caveau e vedere alcuni strumenti lì conservati». Ad oggi sono circa 25 i musei con cui l’associazio­ne è in contatto: oltre al Glinka ce ne sono sei in Europa, cinque in America e altri nei vari continenti.

C’è poi il capitolo collezioni­sti: «Siamo in contatto con una trentina di loro, ma è impossibil­e calcolare il numero preciso di chi ha Stradivari, Guarneri o Amati. In questi ultimi anni c’è stato un notevole incremento della richiesta: gli oligarchi russi o cinesi li vogliono come simbolo di potere e ricchezza — lo Stradivari è un brand come la Ferrari. C’è chi lo compra per speculare: nell’ultimo decennio il valore di uno Stradivari è aumentato del dieci per cento all’anno, oggi i violini valgono trai5 e i 15 milioni di euro, le viole, più rare, trai 15 e i 20. Il valore è dettato più dallo stato di conservazi­one che dal timbro: gli Stradivari suonano tutti bene!».

Il presidente Bodini «L’idea, dieci anni fa: incontrai una signora cinese, suo padre era un collezioni­sta» L’attività «Un network per organizzar­e mostre e per evitare i falsi storici: qui, i migliori studiosi»

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