I protagonisti si raddoppiano Con i solisti, gli strumenti
Fracci e Marchesi, la musica dialoga con danza e cucina
«C iò che rende unico lo Stradivari Festival è dove si suona e con che cosa si suona». Virginia Villa, direttrice del Museo del Violino di Cremona, sottolinea con orgoglio il «dove» e il «con che cosa»: «Già suonare dentro il museo è un’esperienza particolare: è un luogo dove si respirano l’anima e la storia della liuteria; ma farlo nell’Auditorium Arvedi, al cuore del Museo, è ancora meglio: il palco è al centro con il pubblico tutto intorno, la sala è concepita come una cassa di risonanza e quindi assicura un’acustica eccezionale».
Chi verrà, sentirà; ma il «con che cosa» è già evidente nella locandina della rassegna, dove sono indicati non solo brani e autori, orchestre e solisti, ma anche gli strumenti che questi ultimi imbracceranno. E ascoltare due, addirittura otto capolavori della liuteria italiana nella stessa serata imbracciati dallo stesso virtuoso, «è una cosa che può succedere solo a Cremona — scandisce Villa —. Un’occasione unica per gli esperti come per i semplici curiosi che, magari per la prima volta nella loro vita, vorranno scoprire le voci mitiche degli Stradivari, dei Guarneri e degli Amati». Nel concerto inaugurale Sergej Krylov: interpreterà otto brani celebri, dai due concerti di Bach alla Carmen Fantasy di de Sarasate, passando per Vivaldi e Paganini, cambiando ogni volta violino: gli Stradivari Clisbee del 1669, Il Cremonese del 1715, il Vesuvius del 1727 e il Lam – ex Scotland University del 1734, un Amati Hammerle del 1658, il Guarneri filius Andreae Quarestani del 1689 e due Guarneri del Gesù, lo Stauffer e il Principe Doria entrambi del 1734.
Al cospetto di una tal varietà, appare quasi normale ciò che altrove verrebbe salutato come straordinario: il confronto tra lo Stradivari Kreutzer del 1701 e il Guarneri del Gesù ex Grumiax del 1744 proposto da Uto Ughi, che li uti- lizzerà nei Concerti K 216 di Mozart e n. 4 in re minore di Paganini; ad accompagnarlo, come ormai quasi sempre nelle sue intense tournée italiane, saranno i Filarmonici di Roma.
Tutti Stradivari sono invece gli strumenti imbracciati dai Virtuosi della Chamber Music Society of Lincoln Center & Festival Music@Menlo, messi a loro disposizione dai Friends of Stradivari americani; spazieranno dal mozartiano Duo per violino e viola K 423 al quartetto op. 87 di Dvorak, guidarti da David Finckel. Un’altra stella del violoncello chiuderà la rassegna, accompagnato dalla Filarmonica di Torino e affiancato dalla violinista Francesca Dego che, per l’occasione, imbraccerà un Francesco Rugeri del 1697: Mischa Maisky. Si presenterà all’Auditorium Arvedi per cimentarsi nella doppia veste di direttore e solista: guiderà la Dego nel Concerto K 219 di Mozart, duetterà con la giovane lecchese nell’Andante dalla Sinfonia Concertante K 364 sempre di Amadeus poi, con lo Stradivari Chigiano del 1682, accosterà il Nocturne di Ciajkovskij e Kol Nidrei di Bruch al primo Concerto di Haydn. Il cartellone, disegnato da Roberto Codazzi, si arricchisce: ad iniziare dal pianista, direttore e compositore Ezio Bosso che, spiega il direttore artistico «partendo da Bach arriverà a propri brani accompagnato dall’orchestra del festival».
O, ad esempio «un momento ludico come l’incontro col maestro della cucina italiana, Gualtiero Marchesi, che parlerà del rapporto tra musica e cucina alternandosi al Trio Dandolo formato dai suoi tre nipoti». È un invito a «lasciarsi emozionare il confronto tra il mito della danza Carla Fracci e il suono dello Stradivari Marèchal Berthier del 1716, imbracciato da Anna Tifu che, sulle note di Bach, Berio e Ysaye, accompagnerà le coreografie ispirate a Stradivari e plasmate per il festival da Beppe Menegatti».
La direttrice del museo Villa «L’auditorium Arvedi è il cuore di un complesso con un’acustica eccezionale»