La Ferrari si perde nella notte di Singapore E la Red Bull può fare l’arbitro del Mondiale
Sulla pista amica, la Rossa sbaglia l’assetto, la Mercedes migliora. Vettel: «Mancava fiducia nella macchina»
DAL NOSTRO INVIATO
Lampi blu, sfumature di grigio e buio rosso. La Ferrari si è smarrita nella notte, la pista «amica» si scopre all’improvviso un terreno ostile. Distacchi di due secondi, passo incerto ed escursioni a muro. Raikkonen non riesce mai a mandare in temperatura le gomme, un segnale preoccupante per una macchina da sempre «gentile» con ogni tipo di copertura. Vettel dopo un buon avvio guida sulle uova: rinuncia al giro veloce bloccato dalla Sauber di Ericsson, al tentativo successivo perde il posteriore e tocca le barriere compromettendo parte del programma. È la fotografia del peggior venerdì dell’anno: 9° e 11° crono, numeri troppo brutti per essere veri. Nel giro di qualche ora il divario è aumentato a dismisura rispetto al decimo della prima manche. Perché? «Mancava il bilanciamento e di conseguenza anche la fiducia» ha spiegato il tedesco, ottimista sulle possibilità di recupero. La ricerca dell’assetto stavolta ha fatto cilecca, i tecnici hanno imboccato un vicolo cieco; la SF70H era nervosa e lenta. Ora devono ingranare la retromarcia sfruttando l’ultimo turno di collaudi prima delle qualifiche, in altre occasioni hanno già dimostrato di saperlo fare.
Partire distanti qui dove sorpassare è difficile equivale a una mezza condanna. L’appuntamento è cruciale per il campionato e la Red Bull veste la divisa dell’arbitro. I blu viaggiano su ritmi indiavolati, la RB13 è stata ribaltata dopo l’estate con interventi pesanti sulle sospensioni e in altre Serata no Le prove libere non sono andate bene per la Ferrari e Sebastian Vettel, ma il tedesco resta ottimista per la gara (LaPresse) aree. Adrian Newey e i suoi hanno persino «copiato» soluzioni sperimentate con successo dalla Ferrari, i deflettori laterali. Una scelta che ha generato stupore: chi l’avrebbe mai detto che i maestri inglesi dell’aerodinamica prendessero spunto dagli italiani? È la conferma delle ottime intuizioni del gruppo guidato da Enrico Cardile e da David Sanchez.
Gli sviluppi saranno cruciali nella volata finale di campionato: la Mercedes sembra andare meglio sulle curve lente e strette: rispetto alle sofferenze di Montecarlo e Budapest è «maturata». Hamilton si trova molto più a suo agio dello scudiero Bottas, ma è chiaro che con una Red Bull così i grigi giocheranno in difesa puntando a limitare i danni su un campo sfavorevole.
Nel giorno delle sorprese si celebrano matrimoni, divorzi e ritorni. McLaren e Honda si lasciano dopo un remake disastroso: zero podi, zero pole, zero vittorie in tre stagioni. Erano(ri)partiti per dominare come ai tempi di Senna e Prost, saranno ricordati per la quantità incredibile di motori fusi, per i messaggi radio di Fernando Alonso (il suo «no power» è un cult) ormai prossimo al rinnovo ora che non ci sono più i giapponesi, per il record di penalità (si parla di 700 posizioni in meno in griglia a contarle tutte). Dall’anno prossimo fino al 2020 il team che era di Ron Dennis monterà le power unit della Renault, una coppia inedita tutta da verificare. La Honda fornirà i suoi motori alla Toro Rosso, il satellite della Red Bull. Nel domino Carlos Sainz lascia la scuderia di Faenza per approdare (in prestito) alla Renault accanto a Nico Hulkenberg. Porte chiuse al ritorno in giallo di Robert Kubica, che aveva girato nei test a Budapest. Ma il polacco ha un nuovo asso nella manica per tornare a correre in F1, Nico Rosberg. Il campione del mondo in pensione scende al suo fianco con un nuovo ruolo da manager, il sentiero è stretto e conduce alla Williams che non «vede» più Felipe Massa. La diplomazia e l’intelligenza di Nico potrebbero essere decisive per scrivere una delle più belle storie di riscatto e passione.
Il sodalizio Rosberg fa il manager, aiuterà Kubica a rientrare in Formula 1: ipotesi Williams