Il Papa rifonda l’Istituto sulla famiglia
«Il cambiamento antropologico culturale, che influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato, non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato». Con un «motu proprio», ovvero un documento di iniziativa diretta del Papa, Francesco ha rifondato il «Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia», voluto da Wojtyla dopo il Sinodo dell’80 e la «Familiaris Consortio» dell’81: un istituto che è stato uno dei «feudi» di maggiore resistenza al rinnovamento e alle aperture sulle famiglie ferite o i divorziati risposati discusse nei due Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2105 e messe nero su bianco dal pontefice nell’esortazione «Amoris Laetitia» del 2016. Come scrive Francesco, «questa stagione sinodale ha portato la Chiesa a una rinnovata consapevolezza del vangelo della famiglia e delle nuove sfide pastorali a cui la comunità cristiana è chiamata a rispondere». Per questo «non vengano mai meno la prospettiva pastorale e l’attenzione alle ferite dell’umanità». Il nome cambia di poco, «Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia», ma l’accento su teologia e scienze è indicativo. Il nuovo corso era già annunciato dal 2016 con le nomine, confermate, del vescovo Vincenzo Paglia a Gran Cancelliere e del teologo Pierangelo Sequeri a preside. Con il «motu proprio» l’istituto, «legato» alla Lateranense, cambia «assetto giuridico» e amplia le prospettive: «Finora i cardini del pensiero erano sul versante morale e sacramentario, adesso si allarga la prospettiva teologica, storica e scientifica, fino a considerare le dimensioni antropologica, sociologica, psicologica e così via», spiega monsignor Paglia. «La famiglia non è un universale astratto ma un soggetto concreto della storia». Docenti dell’istituto avevano pubblicato interpretazioni assai restrittive su Amoris Laetitia, c’è chi teme epurazioni. «Falsità, i docenti restano tutti», dice il Gran Cancelliere. «Piuttosto ci saranno altre cattedre». Amoris Laetitia «sarà la Magna Charta»: «L’ispirazione di Giovanni Paolo II dopo il primo Sinodo viene moltiplicata dagli altri due. Chi volesse bloccarla, tradirebbe sia Wojtyla sia Francesco».