«Così truccavano i concorsi»
L’inchiesta sull’Università Il giudice: un patto fra tributaristi. Indagato anche l’ex ministro Fantozzi Arrestati 7 prof, 22 interdetti in tutto il Paese. I dialoghi: «Non serve essere bravo»
Sono accusati di essersi spartiti cattedre universitarie e truccare i concorsi: arrestati e messi ai domiciliari — con l’accusa di corruzione — sette docenti di importanti atenei italiani: altri 22 interdetti. Fra gli indagati anche l’ex ministro Augusto Fantozzi.
Più che l’esito dei concorsi e i titoli accademici pare fosse un oscuro «listone» a decretare quale ricercatore dovesse diventare professore e ottenere una cattedra. A decidere quali nomi dovessero essere iscritti in questo albo dei prescelti sarebbero stati un gruppo di illustri cattedratici, tra i quali anche l’ex ministro Augusto Fantozzi.
Una spartizione, a livello nazionale, che sarebbe durata chissà per quanto tempo ancora se un ricercatore e professionista fiorentino, Philip Laroma Jezzi, non si fosse rifiutato di ritirarsi da un concorso per fare spazio ad altri candidati già individuati e, dopo aver registrato con lo smartphone le minacce di un luminare, avesse deciso di fare denuncia alla procura di Firenze. Che, dopo mesi di indagini delicatissime, ha fatto scattare l’operazione «Chiamata alle armi».
All’alba di ieri gli agenti della Guardia di Finanza hanno arrestato sette docenti universitari (ai domiciliari) e ne hanno interdetti per un anno altri 22 dalla professione. Gli indagati complessivamente sono 52, ma non sono esclusi nuovi sviluppi. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla corruzione, all’induzione indebita e alla turbativa del procedimento amministrativo.
I docenti arrestati sono Fabrizio Amatucci, docente della Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia).
Tutti respingono le accuse. Così come l’ex ministro Fantozzi (ordinario di diritto tributario) che, tramite il suo legale ha spiegato di essere completamente estraneo ai fatti anche perché all’epoca dei fatti era già andato in pensione. «Il professore sarà lieto di fornire tutti i chiarimenti necessari nell’incontro con i magistrati, che auspica possa avvenire il prima possibile», ha commentato l’avvocato Antonio D’Avirro.
Ma l’inchiesta fiorentina ha suscitato anche reazioni politiche. Prima tra tutte quella della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. «Sui concorsi truccati voglio andare fino in fondo», ha commentato annunciando entro ottobre un codice di comportamento per l’università sul quale il Miur ha lavorato insieme all’Anac.
Le indagini dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Firenze, coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto procuratore Paolo Barlucchi sotto la supervisione del procuratore Giuseppe Creazzo, avrebbero accertato «sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario», alcuni dei quali pubblici ufficiali perché membri di diverse commissioni nazionali nominate dal Miur. Accordi, sempre secondo l’accusa dei magistrati fiorentini, frutto di precedenti patti raggiunti da emeriti tributaristi che così riuscivano a dare una sistemazione definitiva ai propri allievi o «protetti». Il prezzo della corruzione era nello stesso scambio di «abilitazioni» tra i gruppi di professionisti. Se non eri nel giro, come il dottor Laroma Jezzi, non esistevi.
La ministra Fedeli «Su questa vicenda andremo fino in fondo Presto un codice studiato con l’Anac»