Assisi, la rinascita dopo il terremoto
Bartolini, primo cittadino all’epoca del sisma del ‘97: oggi ai miei colleghi pochi poteri
«Fortuna, coraggio, colpo d’occhio, non saprei, sicuramente l’essermi trovato al posto giusto nel momento giusto. Ma con la telecamera accesa…», dice oggi Paolo Antolini, che quella mattina del 26 settembre 1997, dunque esattamente 20 anni fa, era l’operatore freelance di Umbria Tv andato a riprendere il sopralluogo delle autorità all’interno della basilica superiore di Assisi, dopo che la terra aveva già tremato fortissimo alle 2 e 33 (5.7 di magnitudo). Gli esperti, accompagnati dai frati del Sacro Convento, stavano monitorando lo stato degli affreschi di Giotto e Cimabue, quand’ecco la nuova, terribile scossa (grado 6.1 della scala Richter).
Antolini racconta: «Ero dentro con la mia Sony 8 mm high band, quasi al centro della navata, in un punto che miracolosamente restò in piedi. Così, spinsi il tasto play e filmai tutto: il crollo fragoroso delle volte, la nuvola immensa di polvere che avanzava come una valanga verso di me. E poi le grida d’aiuto dei superstiti e il buio fitto che ci avvolse...». Quindi Antolini uscì, impolverato dalla testa ai piedi, e mentre tutt’intorno era il caos, lui corse in redazione in tempo per riversare la cassetta e andare in onda col tg delle 13.30. Fu uno scoop mondiale. Le immagini di Umbria Tv hanno fatto il giro del pianeta, dal Giappone agli Stati Uniti. Ci fossero stati i social, a quei tempi, chissà le condivisioni. Un miliardo, forse. Ancora oggi, vent’anni dopo, il terremoto di Assisi sta tutto in quel filmato lungo diciassette interminabili secondi: «Quanto ci ho guadagnato, col mio scoop? Cinque milioni di lire, l’unico premio internazionale che ho vinto», si schermisce il cameraman, che oggi ha 58 anni e fa il tecnico di studio sempre a Umbria Tv.
Il sindaco dell’epoca, Giorgio Bartolini, oggi ha 78 anni e siede ancora in consiglio comunale, sempre col centrodestra ma all’opposizione. Dice: «Hanno ragione i sindaci di Amatrice, Accumoli e degli altri paesi terremotati del 2016. Loro oggi non hanno soldi e non hanno poteri, poverini. Non possono fare niente, sono paralizzati dalle leggi e dalla burocrazia. Io invece davo ordini e prendevo decisioni immediate, la Protezione civile mi assecondava. E tutti i soldi che mi arrivarono li spesi, malgrado i moniti della Corte dei Conti. Però già dopo due anni, agosto ’99, ecco che rimandammo indietro a Roma tutti i container. E fui il primo in Italia a trasferire le persone dalle tende agli alberghi, senza esitare. Disse bene il commissario nominato dal governo, Antonio Paolucci: ad Assisi abbiamo fatto cose da James Bond…». Cantieri avveniristici e tecniche ultramoderne: «Le volte ora le teniamo su per i capelli con una rete di mille tiranti», chiosa con un’immagi- ne felice il responsabile della sala stampa, padre Enzo Fortunato, uno dei superstiti di quella mattina insieme all’ex sindaco Bartolini («Ho conservato il telefonino che avevo nella tasca — racconta quest’ultimo — c’è ancora dentro la polvere di quel giorno»).
Qui, il prossimo 3 ottobre, vigilia di San Francesco, arriverà in visita il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La sindaca in carica, Stefania Proietti, del centrosinistra, gli ha scritto una lettera commovente: «Assisi — dice — è la dimostrazione lampante che le città colpite dal terremoto possono diventare ancora più belle e forti di prima, grazie alla mano dell’uomo e all’aiuto di Dio». E poi, comunque, lo lasciò detto anche il Santo Poverello, a Villa Gualdi, pochi giorni prima della sua morte: «Assisi avrà guai, ma non perirà mai». E così è stato.