LA SPREGIUDICATA METAMORFOSI MODERATA DEL MOVIMENTO
Strano: il risultato delle elezioni tedesche sembra fare emergere in Italia solo due protagonisti: le forze di centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Sono loro, in modo diverso, a contendersi il ruolo di beneficiari del voto in Germania. Forse per la sconfitta dei socialdemocratici, la sinistra e soprattutto il Pd si mostrano poco loquaci: quasi dovessero valutare a fondo le implicazioni di quanto è successo. Ma colpiscono anche la prontezza e la spregiudicatezza con le quali il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio definisce i suoi l’«unico argine agli estremismi in Europa».
I Cinque Stelle che si trasformano, da avanguardia del populismo, a diga contro l’estremismo. È il segno di una metamorfosi accelerata e un po’ troppo rapida, che la candidatura del vicepresidente della Camera certifica: a costo di malumori interni e della possibilità di perdere pezzi. Evidentemente, il Movimento ha deciso che dalla crisi del sistema si esce come movimento moderato; e che, per entrare nell’orbita del governo è necessario assumere il volto della forza che, dopo avere contribuito a destabilizzare, ora ambisce a puntellare il sistema. E lo fa avvicinandosi più a FI che alla Lega.
Anche se poi Di Maio non rinuncia a chiedere «investimenti in deficit all’Unione Europea per gli investimenti»: un argomento che riceverà un secco rifiuto dalla Germania emersa dalle urne, perché a nazioni come l’Italia si chiederà maggiore e non minore disciplina sul debito pubblico. Ma va rilevata la distanza dalla Lega di Salvini, e una larvata sintonia con il partito di Silvio Berlusconi. Il leader della Lega, infatti, proclama: «Viva AfD», e cioè il partito dell’ultradestra AfD.
Alternative für Deutschland è entrata in Parlamento con oltre il 13 per cento dei
Gli equilibri I Cinque Stelle e il centrodestra cercano di avvantaggiarsi dell’esito delle elezioni in Germania La sinistra è in imbarazzo
consensi. È tacciata in modo un po’ superficiale e sbrigativo di essere erede del nazismo. L’aspetto da sottolineare, tuttavia, è che Salvini ritiene «la grande differenza tra Lega e AfD il fatto che noi andremo a governare, mentre per ora loro sono una sana opposizione». Per il resto, sembra di capire, hanno posizioni simili. E questo mentre il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, esponente di spicco di FI, definisce tra i sarcasmi leghisti «il rafforzamento dell’estrema destra in Germania un segnale negativo per l’Italia».
Sembra di capire che anche il voto tedesco entrerà nello scontro per la leadership del centrodestra: con Salvini fiero di interpretare il vento estremista; e Berlusconi inedito portavoce dell’europeismo di Angela Merkel. Al momento riesce difficile capire come posizioni così inconciliabili possano approdare a un patto elettorale. L’inserimento di Di Maio è una variabile imprevista fino a poco fa. In teoria, il M5S potrebbe essere alleato di una coalizione di centrodestra: sempre che una nuova legge elettorale non argini la frammentazione.