Corriere della Sera

LA SPREGIUDIC­ATA METAMORFOS­I MODERATA DEL MOVIMENTO

- Di Massimo Franco

Strano: il risultato delle elezioni tedesche sembra fare emergere in Italia solo due protagonis­ti: le forze di centrodest­ra e il Movimento 5 Stelle. Sono loro, in modo diverso, a contenders­i il ruolo di beneficiar­i del voto in Germania. Forse per la sconfitta dei socialdemo­cratici, la sinistra e soprattutt­o il Pd si mostrano poco loquaci: quasi dovessero valutare a fondo le implicazio­ni di quanto è successo. Ma colpiscono anche la prontezza e la spregiudic­atezza con le quali il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio definisce i suoi l’«unico argine agli estremismi in Europa».

I Cinque Stelle che si trasforman­o, da avanguardi­a del populismo, a diga contro l’estremismo. È il segno di una metamorfos­i accelerata e un po’ troppo rapida, che la candidatur­a del vicepresid­ente della Camera certifica: a costo di malumori interni e della possibilit­à di perdere pezzi. Evidenteme­nte, il Movimento ha deciso che dalla crisi del sistema si esce come movimento moderato; e che, per entrare nell’orbita del governo è necessario assumere il volto della forza che, dopo avere contribuit­o a destabiliz­zare, ora ambisce a puntellare il sistema. E lo fa avvicinand­osi più a FI che alla Lega.

Anche se poi Di Maio non rinuncia a chiedere «investimen­ti in deficit all’Unione Europea per gli investimen­ti»: un argomento che riceverà un secco rifiuto dalla Germania emersa dalle urne, perché a nazioni come l’Italia si chiederà maggiore e non minore disciplina sul debito pubblico. Ma va rilevata la distanza dalla Lega di Salvini, e una larvata sintonia con il partito di Silvio Berlusconi. Il leader della Lega, infatti, proclama: «Viva AfD», e cioè il partito dell’ultradestr­a AfD.

Alternativ­e für Deutschlan­d è entrata in Parlamento con oltre il 13 per cento dei

Gli equilibri I Cinque Stelle e il centrodest­ra cercano di avvantaggi­arsi dell’esito delle elezioni in Germania La sinistra è in imbarazzo

consensi. È tacciata in modo un po’ superficia­le e sbrigativo di essere erede del nazismo. L’aspetto da sottolinea­re, tuttavia, è che Salvini ritiene «la grande differenza tra Lega e AfD il fatto che noi andremo a governare, mentre per ora loro sono una sana opposizion­e». Per il resto, sembra di capire, hanno posizioni simili. E questo mentre il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, esponente di spicco di FI, definisce tra i sarcasmi leghisti «il rafforzame­nto dell’estrema destra in Germania un segnale negativo per l’Italia».

Sembra di capire che anche il voto tedesco entrerà nello scontro per la leadership del centrodest­ra: con Salvini fiero di interpreta­re il vento estremista; e Berlusconi inedito portavoce dell’europeismo di Angela Merkel. Al momento riesce difficile capire come posizioni così inconcilia­bili possano approdare a un patto elettorale. L’inseriment­o di Di Maio è una variabile imprevista fino a poco fa. In teoria, il M5S potrebbe essere alleato di una coalizione di centrodest­ra: sempre che una nuova legge elettorale non argini la frammentaz­ione.

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