«La petizione anti-Papa? Il sito mai bloccato le restrizioni c’erano già»
E se uno, in Vaticano, volesse aderire alla petizione che propone una «correzione filiale» al Papa elencando «sette proposizioni false ed eretiche» attribuite a Francesco? Chi ha fatto per curiosità la prova, ieri, si è trovato la via sbarrata: si entra nel sito correctiofilialis.org, dove appare la «lettera aperta» in sei lingue, ma non si può sottoscrivere il testo perché il link che porta alla pagina delle adesioni, «clicca qui per firmare!», non funziona. Ne è nato un piccolo giallo, l’idea che il Vaticano avesse deciso di bloccare l’accesso all’iniziativa delle 40 persone, poi divenute 62, che meditavano la faccenda da mesi: studiosi, qualche sacerdote e giornalisti legati al mondo tradizionalista, alla destra cattolica e ai lefebvriani.
Ma non è proprio così, «nessun blocco, la notizia è falsa». Il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, ieri sorrideva, «ma figuratevi se facciamo questo per una lettera di sessanta persone». Monsignor Dario Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione, spiega al Corriere: «Non abbiamo bloccato nulla. Quel sito è rientrato in una serie di restrizioni che esistono da anni e valgono anche per molti altri indirizzi in Rete».
Nella rete del Vaticano esistono dei «firewall», meccanismi di sicurezza e difesa «come avviene in tutte le aziende del mondo». Sono quelli che, ad esempio, impediscono di accedere a siti pornografici o a indirizzi che nelle pieghe della pubblicità contengono programmi «malware» dannosi. Tra l’altro i filtri bloccano anche i siti che richiedono di inserire dati personali, indirizzi email e simili. Se insomma qualcuno Oltretevere fosse tentato di sostenere la cosiddetta «correzione filiale» a Francesco, potrebbe leggere il testo ma non sottoscriverlo, magari con un nome fittizio: dovrebbe farlo fuori dal Vaticano, senza lo schermo di un indirizzo della Santa Sede.
In Vaticano si nota con ironia «la stravaganza degli scismatici che danno dell’eretico al Papa». A partire da monsignor Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani, molte firme sono infatti collegate alla «Fraternità San Pio X» fondata da Marcel Lefebvre in opposizione al Concilio, il che potrebbe tra l’altro complicare il faticoso cammino di riconciliazione tentato da Benedetto XVI e proseguito da Francesco. Le firme sono destinate ad aumentare, se non altro perché basta indicare nome, titolo e mail, senza altri requisiti particolari. Non ci sono cardinali né vescovi cattolici. I nomi più noti, finora, sono quello di Fellay e dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.