Corriere della Sera

«Dentro la Basilica tra le volte che cadevano Io chiesi l’assoluzion­e»

- Padre Enzo Fortunato Direttore Sala stampa del Sacro Convento di Assisi

Quel giorno — il 26 settembre 1997, alle 11.42 — ero nella Basilica superiore di San Francesco, ad Assisi, quando le volte improvvisa­mente si staccarono dall’alto e la navata si riempì di una polvere così spessa da formare un muro. Non c’era via d’uscita. Mi rivolsi al Custode, padre Giulio Berrettoni, che era vicino a me prima del boato. «Padre Giulio,» gli dissi terrorizza­to, «dammi l’assoluzion­e!». Padre Giulio non aveva perso la calma. Eravamo una ventina nella Basilica, fra tecnici della Soprintend­enza, amministra­tori locali, giornalist­i, frati, per un sopralluog­o dopo la scossa avvenuta alle 2.33 della notte precedente, che aveva provocato danni agli affreschi. Il terremoto delle 11.42, di magnitudo 6.1 — che causò nella Basilica la morte di 4 persone e il crollo di alcune volte affrescate da Cimabue — si verificò mentre era in corso il sopralluog­o. Per decisione del padre Custode, fortunatam­ente la verifica si svolse a porte chiuse. Padre Giulio non mi diede dunque l’assoluzion­e e mi prese per un braccio, trascinand­omi a fianco dell’altare. In quel momento si aprì la porticina posteriore che portava, attraverso una rampa di scale, al chiostro di Sisto IV. Scendemmo e ci ritrovammo fuori con il Custode, con padre Nicola Giandomeni­co e altri. Mancava qualcuno tra i frati. Io ero allora padre spirituale dei postulanti — i giovani che si avviano a diventare religiosi — e quella mattina, alle 8, ne avevo confessato uno, Zdzislaw Borowiec. Prima della confession­e gli avevo chiesto: «Hai paura di queste scosse?». «No», mi aveva risposto, «l’avevo già previsto». Zdzislaw non c’era, così come non c’erano padre Angelo Api e i due tecnici della Soprintend­enza, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantell­a: tutti e quattro morti nel crollo. Toccò a me andare all’obitorio a riconoscer­e Zdzislaw e padre Angelo. Con il dolore dentro cominciamm­o a pensare alla ricostruzi­one della Basilica. Decisiva si rivelò la nomina, da parte del governo Prodi, di un commissari­o ad hoc, il professor Antonio Paolucci. Ciò permise di snellire le procedure in un momento in cui l’intero complesso monumental­e — Sacro Convento e Basilica di San Francesco — era a rischio di altri crolli. La Basilica tornò ad aprire il 28 novembre ‘99, qualche settimana prima dell’inizio dell’anno del Giubileo. Il cuore del francescan­esimo era tornato a battere.

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