Corriere della Sera

«Senso di colpa o compiacime­nto Così i genitori vivono la distanza»

Lo psicanalis­ta Ammaniti: sempre più rinunce per favorire il futuro dei ragazzi

- 60% 80% Fonti: elaborazio­ne Centro Studi Cna su dati Istat ed Eurostat

e di distanza dei figli, che non solo si fanno un’altra vita ma si inseriscon­o — specie se vanno lontano — in un mondo e in una cultura a volte completame­nte diversi dal nostro, da quello in cui sono cresciuti con noi».

Ma oggi con Skype, i cellulari e le low cost le distanze si accorciano. Una volta c’erano le lettere, la posta e qualche telefonata dal «fisso»...

«È vero che Skype e WhatsApp aiutano molto oggi a mantenere i rapporti, ma non è solo una questione di parlarsi tutte le sere. Per i genitori l’idea di un figlio o figlia lontano crea un senso di fallimento, che diventa uno stato d’animo diffuso nel nostro Paese visti i dati sui giovani che vanno all’estero. Uno sente di non aver creato le condizioni perché il figlio restasse vicino, in Italia. Un genitore sa che deve provvedere al figlio, dargli tutte le risorse per crescere e entrare nel mondo adulto. In questo caso è un Paese straniero che diventa genitore e sostituisc­e loro che non sono stati in grado di prendersi cura».

Come si cura questo senso di fallimento?

«Bisogna accettare i propri limiti, riconoscer­e che come singoli e come Paese non abbiamo forse fatto abbastanza, Fallimento L’idea che siano all’estero crea un senso di fallimento che diventa uno stato d’animo diffuso nel nostro Paese magari è uno stimolo a pensare di impegnarsi per modificare le condizioni. Ma va detto che c’è un sentimento opposto che si può sviluppare nei genitori dopo un po’ ed è il compiacime­nto di aver dato ai figli comunque un’alternativ­a al vivacchiar­e, al rischio di depression­e di chi non trova lavoro e non riesce a realizzars­i».

A costo di perderli, di non vederli a Natale.

«È vero, ma la disgregazi­one delle tradizioni familiari dovuta alla distanza è un fenomeno che altre culture e altri Paesi vivono da tempo. Penso soprattutt­o a Stati Uniti e Gran Bretagna, dove i ragazzi se ne vanno già per l’Università. Certo noi ne risentiamo di più perché è meno abituale, ma vedremo sempre più genitori costretti a rinunciare ai propri sogni per assecondar­e il futuro dei figli».

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