Corriere della Sera

«Il vuoto si sente molto Ma sono orgogliosa di lui»

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ì, certo che uno ci pensa». Non solo hai il figlio lontano ma ci sono anche le bombe lanciate dal regime nordcorean­o sui Paesi vicini. Ogni volta che apri un sito web, lo fai col cuore in gola», racconta mamma Chiara Rinaldini, il cui figlio, Lorenzo Antinori, trent’anni il primo novembre, è da febbraio a Seul, in Corea del Sud: «Ma quando sono stata lì il mese scorso sono rimasta impression­ata: la città è dinamica, ci sono tanti giovani». E Lorenzo ha un lavoro di bar manager al Four Seasons, una carriera davanti e già diversi premi vinti. Sì però: «È una vita dura. E poi è una cultura così diversa che è difficile da conoscere e comprender­e, la lingua... Ma sono orgogliosa perché mio figlio ha cercato la sua strada, ha rischiato e ci è riuscito». Università a Roma, la noia, la decisione di partire: «Dopo cinque anni a Londra però era stufo: fatichi tanto e guadagni bene ma la vita è carissima e non riesci a goderti gli sforzi che fai». Il costo di avere un figlio così lontano non è soltanto quello del biglietto aereo. Vuol dire niente feste insieme perché a Natale e Capodanno è alta stagione, «e il vuoto si sente molto». È quella che Chiara chiama la «solitudine affettiva»: «Ti assalgono i sensi di colpa per non esserteli tenuti vicino. Ma per un genitore è una bella lezione, capisci che i figli non sono tuoi». E poi c’è il futuro: «Non credo che Lorenzo tornerà in Italia. Ma — ride — sono pronta a nipotini dal mondo... E quanto a noi, speriamo di non pesare sui nostri figli».

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