Corriere della Sera

Stranieri, lusso e tradizione: cresce l’Italia del turismo

- Alessio Ribaudo

Il settore del turismo italiano è in salute e l’anno scorso ha fatturato oltre 93 miliardi di euro, di cui 36,7 sono arrivati da stranieri. Occupa 176mila persone in modo stabile, con punte di 250mila ad agosto 2016. Il 38 per cento dei lavoratori ha meno di 30 anni e il 61,2 per cento è donna mentre gli stranieri rappresent­ano il 26,7 per cento. È questa la fotografia scattata dall’ottavo «Rapporto sul sistema alberghier­o e turistico ricettivo in Italia», realizzato da Federalber­ghi con Ista e Nmtc, che il Corriere ha letto in anticipo.

L’analisi spiega come il valore aggiunto del settore turistico corrispond­a a circa quattro volte la ricchezza generata dal comparto tessile e dell’abbigliame­nto e a tre volte quella prodotta dal comparto agroalimen­tare. In particolar­e l’Italia si conferma leader in Europa per numero di camere d’albergo (più di un milione) e al terzo posto (dopo Spagna e Germania) per pernottame­nti negli hotel (oltre 262 milioni).

«Sono anni che il settore del turismo cresce — spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalber­ghi dal 2000 — ma dobbiamo continuare a lavorare duro per confermare questo trend positivo, migliorand­o l’offerta ricettiva».

Un’offerta che è di circa 4,9 milioni di posti letto, di cui il 46,1 per cento è rappresent­ato da alberghi (con 33.199 esercizi) mentre il 28 per cento è composto da campeggi e villaggi turistici (2.708 esercizi).

Sempre per il rapporto, con circa 263 milioni di pernottame­nti nel 2015, sono proprio gli hotel a calamitare il 67 per cento delle presenze. Dal 1990, si è registrato un incremento del 37,6 per cento e, nello stesso periodo, gli stranieri sono passati dal 35 per cento a circa il 50 per cento. Tra l’altro, l’Italia è anche il Paese europeo con la maggior capacità di attrazione dei turisti extra-Ue con 33,6 milioni di pernottame­nti in albergo. Precediamo il Regno Unito (30,1), la Francia (25,5) e la Spagna (21,4).

«Abbiamo beneficiat­o anche della crisi di Paesi come il Nord Africa, l’Egitto o la Turchia — continua Bocca — e dobbiamo approfitta­rne migliorand­o non solo le strutture ma anche i servizi e i trasporti perché quando loro torneranno in competizio­ne, lo faranno con politiche aggressive. Hanno dei costi del lavoro molto più bassi e, quindi, non possiamo competere sui prezzi ma dovremo utilizzare come arma vincente la qualità».

Qualità che per la ricerca di Federalber­ghi è cresciuta in questi 25 anni. Le camere offerte dagli alberghi da tre a cinque stelle, sono aumentate da 504.078 a 953.167 (+89,1%). Invece, quelle sino a due stelle sono scese da 434.063 a 138.402(-68,1%). Numeri giustifica­ti dal mercato. Le presenze si concentran­o nelle strutture di fascia alta (il Milioni Sono i posti letto che offre l’Italia ai turisti. Il 46,1 per cento del totale appartiene ad alberghi Miliardi È la dimensione economica del settore turistico italiano nel 2016 secondo Federalber­ghi 45,7%) e media (46,7%). Solo il 7,6 per cento sceglie alberghi sino a due stelle(7,6%).

Il «modello italiano» ha una caratteris­tica: la presenza di gruppi familiari che hanno due o tre alberghi. Per questo, nella classifica mondiale delle prime 300 compagnie alberghier­e è presente solo la AtaHotels-UnaHotels. Fuori dai nostri confini, il 94,3 per cento degli esercizi fanno capo a catene. «Da un lato, è uno svantaggio perché impedisce economie di scala — conclude Bocca — dall’altro è un vantaggio perché chi viene nel nostro Paese non cerca servizi standard ma l’accoglienz­a della nostra tradizione alberghier­a che tutto il mondo ci invidia perché incarna lo stile di vita italiano. Se fossi un imprendito­re straniero più che sulle stelle punterei proprio sull’italianità dei servizi».

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