Corriere della Sera

Abiti da sera, sfilata in strada «È l’invito a sognare ancora»

Chiude la Fashion week in una città che ha ritrovato l’entusiasmo per la moda. La collezione di Dolce e Gabbana con non modelli (celebri e no)

- Paola Pollo

Qualcosa è successo in questi giorni durante la settimana della moda di Milano: la gente ha ricomincia­to ad esserci. La città sembra aver vissuto come non accadeva da decenni eventi e show. Non ancora ai livelli del Salone del design, però tanta curiosità ed entusiasmo non si vedeva da tempo. In porta Venezia l’altra sera c’erano centinaia di persone ad aspettare l’arrivo dell’autobus by Dolce e Gabbana, partito da viale Piave e carico di un sogno che gli stilisti hanno voluto mostrare alla città: la loro sfilata di abiti da sera indossati da giovani blasonati ma anche no. Dopo essere scesi e per una decina di metri ragazzi e ragazze hanno sfilato su un tappeto rosso srotolato nella via, prima di entrare nel palazzo del Martini Bar e dell’atelier uomo. Urla e foto e applausi da parte di un pubblico che probabilme­nte non aveva mai visto abiti così, da mille una notte tutti un pizzo e un ricamo e gonnellone e bustier e sete e cristalli e corone.

«Ci sembrava giusto mostrare anche questo nostro lavoro che è bellissimo — raccontano gli stilisti che da anni si impegnano in questo —. Perché non far gioire anche gli altri di questo? La sera è un sogno. Purtroppo in Italia meno ricorrente. Ma all’estero questo rito è sacro come quello di vestire per andare a lavorare. Sarebbe bello se ritornasse anche da noi. Tutte le donne vogliono essere belle. Piacere e piacersi almeno in un un’occasione speciale». E lo show è stato suggestivo tanto quanto gli occhi sgranati di quel pubblico cosi lontano. Intelligen­te anche la scelta di coinvolger­e «non» modelli o modelle. Ma clienti, alcuni, certo dai nomi «importanti»: Amelia Windsor, nipote della regina, o lady Kitty Spencer, figlia del fratello di Lady D, o Christian Combs, figlio di Puff Daddy; o Cameron Dalla, youtuber fra i più quotati. È che la maggior parte non solo non aveva mai sfilato, ma era «normale», né taglie o altezze da top. «Perché è così nella vita reale. E anche se la maggiore parte di queste ragazze e ragazzi appartenev­ano a un mondo diciamo fortunato, in passerella sono usciti con tutte le loro timidezze, paure e imperfezio­ni. Ma a tutti è stata data la possibilit­à di scegliere l’abito che preferivan­o per sentirsi a proprio agio».

Ieri infine, ultima giornata con l’ammissione di Carlo Capasa che a Milano serve almeno un giorno in più per vivere al meglio questa realtà. Il presidente della camera della moda, entusiasta delle serata alla Scala con gli Oscar della moda, è convinto che sia stata proprio questa la dimostrazi­one che la moda italiana sa fare sistema. «È necessario che nell’ultimo giorno ritorni a sfilare un big», è l’invito che speriamo sia raccolto così come è auspicabil­e che chi si è messo fuori calendario rientri e faccia parte del calendario. Giada, per esempio, che ieri ha fatto aprire le meraviglio­se sale della Pinacoteca di Brera per raccontare di una contaminaz­ione fra arte e moda. Esercizio che riesce facile allo stilista, Gabriele Colangelo: linee minimali per abiti tunica, grandi camicie, gonne plisse a disegno e stampe «cianografi­che» ispirate da una ricerca sulle opere di Susan Weil e Josè Betancourt. Alla Biblioteca Braidese l’azienda ha donato come ringraziam­ento due lettere inedite di Alessandro Manzoni. Un’altra bella iniziativa di questa settimana. E l’ultimo chiude la porta, cioè il distretto cinese di Shenzen con un passerella collettiva con Ellassay, La Pargay, Xiehaiping e Ming Yuehe.

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 ??  ?? Dolce e Gabbana Sopra, la sfilata dei Millennial­s con la collezione di abiti da sera
Dolce e Gabbana Sopra, la sfilata dei Millennial­s con la collezione di abiti da sera
 ??  ?? Passerelle Sotto, da sinistra a destra le proposte di Giada, Aigner, Vionnet, Elisabetta Franchi
Passerelle Sotto, da sinistra a destra le proposte di Giada, Aigner, Vionnet, Elisabetta Franchi
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