AGENZIA DEL FARMACO: MILANO HA TUTTO, ANCHE IL GIOCO DI SQUADRA
C’è da augurarsi che siano la competenza e la qualità dell’offerta a determinare la scelta della citta candidata a ospitare l’Agenzia europea del farmaco, che tutti ormai conoscono come Ema. Perché in questo caso Milano avrebbe le carte in regola per conquistare la pole position. Il road show iniziato ieri a Bruxelles conferma il giudizio di Lancet, una delle più autorevoli riviste medico scientifiche, sul dossier che verrà esaminato dai commissari europei entro la fine del mese: presentazione eccellente. In sintonia con le parole del presidente della Commissione europea, Juncker (« Sui migranti l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa») sono in tanti oggi a considerare la candidatura di Milano anche una sorta di risarcimento morale, al di fuori delle alchimie politiche che propongono Bratislava, e delle considerazioni logistiche, che puntano su Amsterdam e Copenaghen. Ma a ben vedere non ci sarebbe bisogno di nessun risarcimento: basterebbe una partita a carte scoperte,come ha auspicato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: non siamo al mercato. Per trasferire in Italia l’Agenzia del farmaco Milano ha fatto il possibile e anche di più, mettendo in campo il mondo delle imprese coordinato da Diana Bracco e offrendo un pacchetto di servizi di prim’ordine. La Regione, con il presidente Maroni, ha addirittura offerto la sede più prestigiosa sulla piazza, quel Pirellone che rappresenta ancora oggi un simbolo. Il governo, di cui si temeva una certa latitanza, non è stato da meno: dal premier ai ministri (a Bruxelles è stato il turno di Beatrice Lorenzin) tutti si sono impegnati nel gioco di squadra. Una volta tanto, non ci sono rimproveri. Se l’Ema è un moltiplicatore di effetti positivi per l’industria, la scienza e la ricerca, questo spirito ritrovato per Milano fa ben sperare: tocchiamo ferro, e continuiamo a crederci.