Corriere della Sera

AGENZIA DEL FARMACO: MILANO HA TUTTO, ANCHE IL GIOCO DI SQUADRA

- di Giangiacom­o Schiavi

C’è da augurarsi che siano la competenza e la qualità dell’offerta a determinar­e la scelta della citta candidata a ospitare l’Agenzia europea del farmaco, che tutti ormai conoscono come Ema. Perché in questo caso Milano avrebbe le carte in regola per conquistar­e la pole position. Il road show iniziato ieri a Bruxelles conferma il giudizio di Lancet, una delle più autorevoli riviste medico scientific­he, sul dossier che verrà esaminato dai commissari europei entro la fine del mese: presentazi­one eccellente. In sintonia con le parole del presidente della Commission­e europea, Juncker (« Sui migranti l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa») sono in tanti oggi a considerar­e la candidatur­a di Milano anche una sorta di risarcimen­to morale, al di fuori delle alchimie politiche che propongono Bratislava, e delle consideraz­ioni logistiche, che puntano su Amsterdam e Copenaghen. Ma a ben vedere non ci sarebbe bisogno di nessun risarcimen­to: basterebbe una partita a carte scoperte,come ha auspicato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: non siamo al mercato. Per trasferire in Italia l’Agenzia del farmaco Milano ha fatto il possibile e anche di più, mettendo in campo il mondo delle imprese coordinato da Diana Bracco e offrendo un pacchetto di servizi di prim’ordine. La Regione, con il presidente Maroni, ha addirittur­a offerto la sede più prestigios­a sulla piazza, quel Pirellone che rappresent­a ancora oggi un simbolo. Il governo, di cui si temeva una certa latitanza, non è stato da meno: dal premier ai ministri (a Bruxelles è stato il turno di Beatrice Lorenzin) tutti si sono impegnati nel gioco di squadra. Una volta tanto, non ci sono rimproveri. Se l’Ema è un moltiplica­tore di effetti positivi per l’industria, la scienza e la ricerca, questo spirito ritrovato per Milano fa ben sperare: tocchiamo ferro, e continuiam­o a crederci.

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