Corriere della Sera

IL DI SAN MARCO NON DEVE FARCI PAURA

LEONE

- Luigi Tarzia gigitarzia­62@ gmail.com

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»

Caro Aldo,

il governator­e del Veneto, Luca Zaia, sta isolando la sua Regione. Un consiglio da un cittadino di Padova: si impegni a far «garrire» il Veneto e non la sua bandiera!

Caro Luca,

Non sono d’accordo con lei. Come italiano non mi sento affatto sminuito o infastidit­o nel vedere accanto al tricolore (e non al posto del tricolore) la bandiera con il leone di San Marco. Il leone di San Marco è uno dei simboli dell’identità nazionale ed europea. Venezia fu per secoli il principale Stato italiano. Nel 1509 le truppe veneziane che al grido di «San Marco!» si batterono sull’Adda — a un passo da Milano — portavano sugli scudi il motto «Italia e libertà» (furono sconfitte, perché il Papa aveva chiamato a raccolta contro di loro quasi tutti gli eserciti d’Europa). Da Bergamo a Udine, sino alle città istriane e dalmate che italiane purtroppo non sono più, il leone è un simbolo familiare, sia pure non sempre amato. Fa parte anche della storia dell’arte, nelle varie versioni con il libro aperto o chiuso, con la spada, con le ali spiegate (i veneziani dicono «in moeca» perché ricorda loro i granchiett­i).

La questione che oppone Zaia al governo è giuridica, e potrebbe essere facilmente risolta senza intaccare la coesione nazionale, anzi rafforzand­ola. Ciampi diceva: «Mi sento profondame­nte livornese, toscano, italiano ed europeo». L’italiano più famoso al mondo, Bocelli, dice: «Siamo fortunati a essere europei, fortunatis­simi a essere italiani, strafortun­ati a essere toscani, e sfacciatam­ente fortunati a vivere a Forte dei Marmi». Vale anche per i veneti, e per tanti altri. Il legame con la piccola patria (spesso neanche tanto piccola), la città, il campanile, il dialetto, il territorio, è bello e sacrosanto; anche perché non è incompatib­ile con il legame che ci unisce alla patria comune, l’Italia. Certo, ci sono i separatist­i veneti, come ci sono i neoborboni­ci. Non sono fenomeni marginali né folklorist­ici; ad esempio sul web sono attivissim­i, e hanno l’insulto facile. Ma sono stati e saranno sconfitti dalla storia. È successo anche a Venezia, nel 1848. Quando con l’insurrezio­ne popolare risorse la Repubblica, Daniele Manin non scelse l’antico vessillo. Volle il tricolore, cui aggiunse il leone in alto a sinistra. Segno che le due bandiere possono stare insieme.

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