Corriere della Sera

Il compromess­o sulle nomine

- Di Enrico Marro

Asorridere, ieri sera, erano entrambe le parti, che parlavano all’unisono di un «accordo migliorati­vo del precedente». Il fatto, però, è che quello raggiunto ieri tra Macron e Gentiloni è un compromess­o: consente a entrambi di non sfigurare, ma «dà l’impression­e che non ci sia fiducia tra le parti». Tanto che ieri sera, tra Parigi e Roma c’è stato il primo litigio sul nome del futuro presidente e direttore della società: che spetta a Fincantier­i, ma su cui la Francia ha diritto di veto. Inevitabil­e il dubbio: quanto è reale il controllo su Stx?

A sentire uno dei protagonis­ti italiani della trattativa col governo francese sul controllo dei cantieri navali di Saint-Nazaire «è una nostra vittoria 3 a 0». Appena più composte, fonti dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo parlano di accordo «migliorati­vo del precedente, sotto tutti i punti di vista». Ma a Parigi la chiave di lettura cambia.

Tra l’Eliseo, residenza del presidente Emmanuel Macron, e Bercy, sede del ministero dell’Economia, è stata coniata l’espression­e «privatizza­zione elastica», spiega Le Monde, per ribattezza­re una soluzione che fonti governativ­e non esitano a definire «creativa», «intelligen­te» e - anche qui - «migliorati­va» rispetto al precedente accordo raggiunto sotto la presidenza Hollande.

Così anche la «clausola di recesso» viene raccontata diversamen­te. Roma ne rivendica l’inseriment­o quasi fosse un colpo di genio, spiegando che se la Francia dovesse revocare il prestito dell’1% del capitale di Stx a Fincantier­i, che consente agli italiani di avere il 51% (è questo il cuore dell’accordo), sarebbe costretta a prendersi anche il restante 50%, se così decidesse Fincantier­i. Parigi, invece, legge la clausola pro domo sua, sottolinea­ndo che se gli italiani dovessero venire meno ai vincoli dell’intesa, per esempio sulla tutela dell’occupazion­e o in materia di produzioni per la difesa, la Francia non solo si riprendere­bbe l’1% ma tutta Stx verrebbe di nuovo nazionaliz­zata, mettendo fine appunto alla «privatizza­zione elastica».

Il fatto è che quello tra Macron e Paolo Gentiloni è un compromess­o che consente a entrambi di non sfigurare. Macron aveva promesso che, a differenza di quanto previsto nell’intesa avallata da Francois Holland, la Francia non avrebbe ceduto la maggioranz­a degli storici cantieri e ora può dire che, dal punto di vista della proprietà, finisce come voleva lui, col 50% agli italiani e il 50% ai francesi. Dopo di che, è vero che Parigi presta per 12 anni un punto del capitale a Fincantier­i così che il gruppo italiano possa esercitare il controllo,e questa era una condizione sulla quale il governo di Roma non ha mai ceduto, ma Parigi mantiene il diritto di veto sulla nomina dei vertici operativi di Stx e potrà sempre rinazional­izzare i cantieri se il matrimonio fallisse. Gentiloni, in compenso, può dire che il controllo di Stx è di Fincantier­i, come voleva l’Italia, e che anche il precedente accordo prevedeva vincoli da rispettare per il gruppo italiano.

Alla fine, come osservano fonti francesi vicine all’operazione, la soluzione sarà pure un onorevole compromess­o, ma «dà l’impression­e che non ci sia fiducia tra le parti». Non è una bella premessa per un matrimonio. E infatti già ieri sera c’è stato il primo litigio, quando l’Eliseo ha fatto trapelare che il futuro presidente e direttore generale della società sarà un francese, Laurent Castaing, cioè l’attuale capo di Stx France, e il governo italiano ha replicato: «La nomina spetta a Fincantier­i». Anche se — ha dovuto aggiungere — la Francia «ha il diritto di veto». Inevitabil­e il dubbio: quello di Fincantier­i su Stx è un controllo reale o apparente?

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