Il compromesso sulle nomine
Asorridere, ieri sera, erano entrambe le parti, che parlavano all’unisono di un «accordo migliorativo del precedente». Il fatto, però, è che quello raggiunto ieri tra Macron e Gentiloni è un compromesso: consente a entrambi di non sfigurare, ma «dà l’impressione che non ci sia fiducia tra le parti». Tanto che ieri sera, tra Parigi e Roma c’è stato il primo litigio sul nome del futuro presidente e direttore della società: che spetta a Fincantieri, ma su cui la Francia ha diritto di veto. Inevitabile il dubbio: quanto è reale il controllo su Stx?
A sentire uno dei protagonisti italiani della trattativa col governo francese sul controllo dei cantieri navali di Saint-Nazaire «è una nostra vittoria 3 a 0». Appena più composte, fonti dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo parlano di accordo «migliorativo del precedente, sotto tutti i punti di vista». Ma a Parigi la chiave di lettura cambia.
Tra l’Eliseo, residenza del presidente Emmanuel Macron, e Bercy, sede del ministero dell’Economia, è stata coniata l’espressione «privatizzazione elastica», spiega Le Monde, per ribattezzare una soluzione che fonti governative non esitano a definire «creativa», «intelligente» e - anche qui - «migliorativa» rispetto al precedente accordo raggiunto sotto la presidenza Hollande.
Così anche la «clausola di recesso» viene raccontata diversamente. Roma ne rivendica l’inserimento quasi fosse un colpo di genio, spiegando che se la Francia dovesse revocare il prestito dell’1% del capitale di Stx a Fincantieri, che consente agli italiani di avere il 51% (è questo il cuore dell’accordo), sarebbe costretta a prendersi anche il restante 50%, se così decidesse Fincantieri. Parigi, invece, legge la clausola pro domo sua, sottolineando che se gli italiani dovessero venire meno ai vincoli dell’intesa, per esempio sulla tutela dell’occupazione o in materia di produzioni per la difesa, la Francia non solo si riprenderebbe l’1% ma tutta Stx verrebbe di nuovo nazionalizzata, mettendo fine appunto alla «privatizzazione elastica».
Il fatto è che quello tra Macron e Paolo Gentiloni è un compromesso che consente a entrambi di non sfigurare. Macron aveva promesso che, a differenza di quanto previsto nell’intesa avallata da Francois Holland, la Francia non avrebbe ceduto la maggioranza degli storici cantieri e ora può dire che, dal punto di vista della proprietà, finisce come voleva lui, col 50% agli italiani e il 50% ai francesi. Dopo di che, è vero che Parigi presta per 12 anni un punto del capitale a Fincantieri così che il gruppo italiano possa esercitare il controllo,e questa era una condizione sulla quale il governo di Roma non ha mai ceduto, ma Parigi mantiene il diritto di veto sulla nomina dei vertici operativi di Stx e potrà sempre rinazionalizzare i cantieri se il matrimonio fallisse. Gentiloni, in compenso, può dire che il controllo di Stx è di Fincantieri, come voleva l’Italia, e che anche il precedente accordo prevedeva vincoli da rispettare per il gruppo italiano.
Alla fine, come osservano fonti francesi vicine all’operazione, la soluzione sarà pure un onorevole compromesso, ma «dà l’impressione che non ci sia fiducia tra le parti». Non è una bella premessa per un matrimonio. E infatti già ieri sera c’è stato il primo litigio, quando l’Eliseo ha fatto trapelare che il futuro presidente e direttore generale della società sarà un francese, Laurent Castaing, cioè l’attuale capo di Stx France, e il governo italiano ha replicato: «La nomina spetta a Fincantieri». Anche se — ha dovuto aggiungere — la Francia «ha il diritto di veto». Inevitabile il dubbio: quello di Fincantieri su Stx è un controllo reale o apparente?