Corriere della Sera

Tensione alle stelle a tre giorni dallo scrutinio per l’indipenden­za. L'ordine da Madrid: i seggi restino chiusi

- A.Ni.

DAL NOSTRO INVIATO

Mancano tre giorni al referendum indipenden­tista catalano, ma Madrid e Barcellona continuano in perfetta rotta di collisione. Nessuna delle due vuole cedere, ciascuna è convinta di avere abbastanza forza per imporsi sull’altra. Una con magistratu­ra e polizia, l’altra portando le folle in piazza.

Le navi per ospitare gli agenti di rinforzo sono diventate quattro. Tra Mossos de Esquadra, polizia nazionale e Guardia Civil, a Barcellona si conta che potrebbero arrivare ad esserci sulle strade attorno ai trentamila agenti. L’ordine, per loro, è impedire che si aprano i seggi. Anzi la polizia dovrebbe sigillare e presidiare gli edifici dalla chiusura delle scuole venerdì pomeriggio sino a domenica alle 21. Un lavoro enorme, fatto di turni estenuanti, visto che sarebbero 2.200 i seggi previsti. Come reagiranno pochi agenti sommersi da migliaia di indipenden­tisti? Prevarrà la normale attitudine a difendere l’incolumità dei cittadini o la necessità di eseguire l’ordine?

Nel frattempo si continua a cercare il materiale elettorale. Freneticam­ente. A Igualada i dipendenti di una tipografia hanno fatto circolare sul loro gruppo WhatsApp messaggi ammiccanti alla stampa di schede referendar­ie. Era uno scherzo, ma il mattino dopo la tipografia è stata perquisita.

L’altra tattica madrilena consiste nel tagliare i fondi. I conti catalani sono chiusi. Da Madrid arrivano gli stipendi, ma non un euro per altro. Il Govern catalano non può più nemmeno fare un bando per comprare scatole di cartone (che potrebbero essere usate come urne). Ogni spesa deve avere il timbro di Madrid.

Barcellona non mostra più moderazion­e. I dirigenti indipenden­tisti ammettono che il referendum è stato azzoppato dai sequestri e dai divieti spagnoli, ma insistono che si voterà comunque. Nelle stanze del Palau di Plaça de Sant Jaume l’atmosfera è da film di spie. «I nostri telefoni sono tutti intercetta­ti. La Guardia Civil può arrivare qui da un momento all’altro». Nonostante tutto però sembrano convinti di avere in tasca un miracoloso piano B che permetterà ai catalani di andare a votare. «Vedrete, vedrete cosa succederà domenica».

Poliziotti ai seggi e urne vietate nell’arco di 100 metri: il primo ottobre rischia di diventare una giornata di disobbedie­nza di massa, che i secessioni­sti chiamerann­o civile e il governo centrale potrebbe imputare penalmente a migliaia di sindaci, politici, scrutinato­ri, presidenti di seggio. Di volontà politica per trovare un compromess­o non c’è neppure l’ombra. I due presidenti, il catalano Puigdemont e lo spagnolo Rajoy, aspettano solo di vincere domenica.

Le navi Quattro le navi cariche di agenti inviate finora a Barcellona per impedire il voto

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