Corriere della Sera

Banche, a Casini la Commission­e Grillo: è un atto di guerra del Pd

Anche il centrodest­ra contro la scelta. Il neopreside­nte: senza un’intesa faremo ben poco

- Mario Sensini

Pier Ferdinando Casini è stato eletto ieri presidente della Commission­e bicamerale di inchiesta sulle banche. L’ex presidente della Camera è stato eletto con 21 voti su 40: a suo favore avrebbero votato i due membri di Ap, i 15 del Pd, probabilme­nte l’esponente di Gal, Capezzone e Molinari del Misto e Zeller del gruppo Autonomie. Enrico Zanetti, di Scelta civica, avrebbe invece coalizzato i nove voti del centrodest­ra: oltre ai suoi, l’hanno sostenuto i quattro di Forza Italia, il rappresent­ante della Lega, Bellot del misto, il senatore Augello di Fdl/Idea.

Su Bruno Tabacci, Centro democratic­o, sarebbero confluiti, secondo gli osservator­i, i due voti di Mdp, mentre i cinque esponenti del M5S hanno votato in blocco il loro candidato, Martelli. Gli astenuti sono stati due, la Meloni di FdI e probabilme­nte Paglia di Sel. Renato Brunetta, di Forza Italia, sostenuto dallo stesso gruppo che ha votato Zanetti, ha ottenuto la vicepresid­enza, così come Mauro Maria Marino, del Pd. I tre del Consiglio di presidenza si riuniranno oggi stesso per approvare il regolament­o dei lavori.

«La guiderò senza timidezza per indagare le responsabi­lità personali o istituzion­ali, ma chi è in cerca di un palcosceni­co per una lunga campagna elettorale non troverà sostegno nel presidente» ha detto subito dopo l’elezione Casini, che a suo tempo non partecipò al voto sul ddl che istituiva la Commission­e per non «cedere alla demagogia». «Mai mi sono trovato a non ricercare un incarico come quello che oggi avete deciso di assegnarmi — ha aggiunto ieri — ma prima delle

aspirazion­i personali vengono i doveri istituzion­ali».

Secondo Casini la Commission­e dovrà intanto stabilire la fase temporale da indagare, poi l’elenco delle persone da ascoltare. I due vicepresid­enti, Brunetta e Marino, sono d’ac- cordo nel sostenere che si debba partire dai risultati delle due commission­i di inchiesta del Senato su banche e risparmio. Si tratterà in ogni caso di lavorare anche in giorni inconsueti per i parlamenta­ri, ha detto Casini, che ieri ha lasciato la guida della commission­e Esteri del Senato: «O c’è un accordo, o in tre, quattro mesi faremo ben poco».

Al di là degli inviti di Casini, la vera battaglia politica sulle banche inizia solo ora. «Un atto di guerra del Pd, è il funerale della Commission­e» dice il blog di Beppe Grillo, commentand­o il voto di ieri, ed insistendo sul conflitto di interesse di Casini, socio della Fondazione Carisbo, che il neo presidente minimizza. «Impossibil­e non essere d’accordo con i 5 Stelle. Ora confermera­nno anche Visco» dice Zanetti. Sullo sfondo, e non su un piano secondario, c’è la nomina del Governator­e di Bankitalia, con Ignazio Visco che conclude il suo primo mandato il 31 ottobre. Il Pd vorrebbe far partire l’inchiesta dai primi anni 2000, da Mps e Antonvenet­a. Il centrodest­ra vuole focalizzar­la sulle crisi più recenti, a partire da Banca Etruria per mettere in difficoltà Renzi.

I dubbi L’esponente centrista ad aprile non votò per istituire l’organismo: «È demagogia»

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