Colarizi, Cassese e la Costituzione: la democrazia è rappresentanza
Si parlava di articolo 1 della Costituzione, ma il giurista Sabino Cassese, nel suo dialogo con Simona Colarizi ieri a Milano, non ha risparmiato una frecciata al presidente Usa Donald Trump per la sua «concezione deteriore» della sovranità.
Il dibattito, condotto dal direttore del Corriere Luciano Fontana, si è svolto di fronte a un pubblico comprendente anche la leader della Cgil Susanna Camusso: era il primo dei dodici incontri curati dall’editrice Laterza per l’iniziativa «Il viaggio della Costituzione», promossa dalla presidenza del Consiglio. Ma ha avuto poco di celebrativo, se non altro perché i temi del lavoro e della partecipazione, ha ricordato il sindaco Giuseppe Sala, sono cruciali per la convivenza civile.
Certo, l’Italia di oggi è ben diversa da quella del 1947. Quando Fontana ha sottolineato come sia illusorio pensare a una democrazia senza partiti, Simona Colarizi ha osservato che nel dopoguerra le forze politiche garantirono la lealtà verso le istituzioni rappresentative di masse condizionate da vent’anni di fascismo. «Ma proprio la crescita democratica dei cittadini — ha aggiunto la storica — ha poi logorato il ruolo dei partiti, fino a produrre la crisi degli anni Novanta, ponendo un’esigenza di rinnovamento che finora non ha ricevuto risposte adeguate».
Il fatto è che sembra svanita la capacità che ebbero i costituenti di costruire una cornice condivisa di confronto. Il richiamo al principio di eguaglianza, ha notato Cassese, fu per esempio il frutto della convergenza di partiti rivali su finalità comuni. D’altronde, ha rilevato Simona Colarizi, la necessità di dare un contenuto sociale alla democrazia era sentita all’epoca non solo dalla sinistra marxista, ma anche dai cattolici e da vasti settori liberali.
Oggi invece si vorrebbe saltare ogni mediazione, passare alla democrazia diretta. Ma Cassese ha messo in guardia da queste suggestioni: «Per una legislazione approvata dal popolo in forma digitale ognuno degli oltre 40 milioni di cittadini italiani maggiorenni dovrebbe prendere tutti i giorni otto decisioni su temi complessi». Uno scenario poco plausibile.