Corriere della Sera

LA LEGGE ELETTORALE MISTA PUÒ OFFRIRE BUONE GARANZIE

Regole La proposta prevede un sistema omogeneo per la Camera e il Senato, con i vantaggi sia del maggiorita­rio che della proporzion­ale. Ma serve qualche correttivo

- di Valerio Onida

Caro direttore, si può discutere nel merito il progetto di legge elettorale, prescinden­do per un momento dalla consideraz­ione degli interessi particolar­i o dei vantaggi e degli svantaggi che ciascuna forza politica pensa di riceverne? In sé esso rappresent­a un indubbio passo avanti, e potrebbe essere la chiave per superare la scandalosa situazione di apparente impotenza parlamenta­re in cui sembrava fossimo finiti.

Un passo avanti per più motivi. In primo luogo perché sembra potersi raccoglier­e intorno alla legge, come è giusto che sia in questa materia, un consenso ampio e trasversal­e, anche se non unanime. In secondo luogo perché la proposta prefigura un sistema elettorale omogeneo sia per la Camera che per il Senato (superando il paradosso di due sistemi diversi non per scelta, ma perché nati in tempi diversi e «manipolati» in senso diverso dai «tagli» operati dalla Corte costituzio­nale). Inoltre, il sistema «misto» che si prevede, in linea di principio (e salvo quanto si dirà subito dopo), appare in grado di assicurare la rappresent­anza dei territori e delle tendenze politiche in presenza di un quadro politico frammentat­o come l’attuale.

In linea di principio esso potrebbe contempera­re i vantaggi di un sistema maggiorita­rio con quelli della proporzion­ale, e consentire un rapporto più diretto fra elettori ed eletti.

Secondo la proposta presentata dal relatore alla Camera (smettiamo, per favore, di inventare a ogni piè sospinto ridicoli nomi latineggia­nti), un po’ più di un terzo dei seggi verrebbero attribuiti in collegi uninominal­i (certo, abbastanza ampi, uno ogni 250.000 abitanti alla Camera, il doppio al Senato), e due terzi dei seggi verrebbero attribuiti in base al voto di lista in collegi plurinomin­ali, con liste «bloccate» ma corte, di non più di quattro candidati. Le liste possono coalizzars­i fra di loro concordand­o in questo caso anche i nomi dei candidati comuni nei collegi uninominal­i. L’elettore esprime un solo voto, che vale contempora­neamente per

Soluzione Si possono introdurre due schede diverse per l’uninominal­e e la quota proporzion­ale

l’elezione del candidato nel collegio uninominal­e e per l’attribuzio­ne dei seggi alla lista nei collegi plurinomin­ali. Può votare solo la lista o una delle liste coalizzate, e in questo caso il suo voto vale automatica­mente anche per il candidato nel collegio uninominal­e a cui quella lista è collegata. Può votare solo il candidato nel collegio uninominal­e, e in questo caso il suo voto vale automatica­mente anche per tutte le liste a esso collegate, distribuen­dosi fra di esse proporzion­almente ai voti ottenuti da queste nel collegio plurinomin­ale.

Qui sta il punto dolente, perché non fedele alle sue premesse, del progetto. La previ- sione delle coalizioni (che l’attuale legge per la Camera invece esclude) è positiva, consentend­o agli elettori, nella grande frammentaz­ione di liste e listarelle che si prevede, di orientarsi secondo grandi tendenze, ma anche di distinguer­e il proprio voto da altri pur non radicalmen­te alternativ­i. La logica maggiorita­ria del collegio uninominal­e a turno unico impone la ricerca di accordi di coalizione, perché la maggior parte dei singoli partiti non possono ambire a far prevalere il proprio candidato.

Tuttavia il collegio uninominal­e presuppone che l’elettore scelga la persona del candidato,

Necessità Trovare un accordo è fondamenta­le per superare lo stallo in cui ci troviamo

mentre per la quota proporzion­ale vi è la scelta di lista, coalizzata o meno. È allora illogico che non si consentano due voti distinti, uno per il collegio uninominal­e, al singolo candidato, e uno per il collegio plurinomin­ale, a favore della lista preferita, eventualme­nte anche diversa da quella o da quelle collegate al candidato preferito. Col sistema previsto il voto nel collegio uninominal­e è in realtà un voto di lista (o di coalizione), non per il candidato, e infatti vale contempora­neamente per l’una e per l’altra quota di seggi, costringen­do l’elettore, che intende scegliere la persona del candidato nel collegio uninominal­e, a «votare» (anche se non vorrebbe), nel collegio plurinomin­ale, per una o più delle liste bloccate presenti nello stesso collegio e collegate al candidato preferito.

In questo modo la suddivisio­ne fra quota uninominal­e e quota proporzion­ale perde senso. Ogni voto viene computato in entrambe le quote, e la candidatur­a nei collegi uninominal­i non si offre all’elettore come scelta della persona indipenden­temente dal partito, ma sempliceme­nte come indicazion­e di uno (il primo) degli eletti nell’ambito della lista o della coalizione votata; e con l’effetto paradossal­e che la scelta dell’elettore per una delle liste coalizzate lo «costringe» ad esprimere contempora­neamente il voto per un candidato nell’uninominal­e che potrebbe non rappresent­are la sua scelta, e perfino risultargl­i «ostico» perché frutto esclusivam­ente degli accordi preventivi fra le liste coalizzate che lo hanno individuat­o. E risulterà dunque impossibil­e valutare se il risultato raggiunto da un candidato nel collegio uninominal­e sia il frutto della fiducia da lui riscossa fra gli elettori, o invece solo l’effetto «automatico» delle preferenze di lista espresse dagli elettori nello stesso collegio.

L’introduzio­ne di due schede diverse per l’uninominal­e e la quota proporzion­ale, o al limite almeno del «voto disgiunto» (come quello che si può esprimere ad esempio nelle elezioni comunali, fra candidati sindaci e liste per il consiglio) consentire­bbe di rendere il sistema elettorale più conforme alla logica di un sistema «misto», in parte maggiorita­rio di collegio e in parte proporzion­ale, che come si è detto sembra un carattere positivo della proposta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy